la Federcalcio francese condannata dalla Corte d’Appello per “inadempienza agli obblighi di sicurezza”

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Una giovane donna aveva sporto denuncia contro il suo superiore per molestie sessuali. Il caso, respinto dai tribunali, è stato portato davanti al tribunale del lavoro che si è pronunciato a suo favore. La Corte d’appello di Parigi ha confermato la condanna, riconoscendo oltre al risarcimento del danno, anche un danno morale specifico

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Pubblicato il 02/12/2024 13:19

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La sede della Federcalcio francese. (foto illustrativa). (MAGALI COHEN/HANS LUCAS)

La Federcalcio francese è stata condannata in appello per “inadempienza agli obblighi di sicurezza” riguardanti atti di molestie sessuali, secondo la sentenza della Corte d’appello di Parigi di cui franceinfo è venuto a conoscenza lunedì 2 dicembre. La FFF è condannata a risarcire 18.000 euro al querelante. Nel 2021, la FFF è stata condannata in primo grado dal Tribunale industriale di Parigi per gli stessi fatti. La Federazione è stata poi condannata a risarcire 10.000 euro a beneficio del denunciante.

La vittima, un ex dipendente con contratto a tempo determinato di 23 anni, ha affermato di averlo fatto “ha subito molestie sessuali” dal direttore finanziario della FFF, suo superiore gerarchico. Questo dipendente ha presentato denuncia per la prima volta nel 2018 alla Procura di Parigi. Ha accusato il direttore finanziario di aver tentato due volte di baciarla. Ma dopo un’indagine, il caso è stato chiuso senza ulteriori azioni. La giovane dipendente ha successivamente deciso di adire il Tribunale del Lavoro che si è quindi pronunciato a suo favore nel 2021, poi la FFF ha presentato ricorso contro questa decisione.

Alla fine anche la Corte d’Appello si è pronunciata a suo favore. La Corte lo afferma nella sentenza del 27 novembre“da tutti questi elementi emerge che [la plaignante] trovarsi in una situazione fragile a causa della loro età, status e desiderio di continuare la loro integrazione […] è stata più volte attaccata nella sua dignità dagli atteggiamenti e dalle parole pronunciate da [son supérieur] riducendola al suo genere e alla presunta attrazione sessuale […] E’ accertato anche questo [l’accusé] ho provato a baciarlo sulla bocca. Di conseguenza, continua la sentenza, [la plaignante] è stato vittima di molestie sessuali da parte del suo superiore.

Per quanto riguarda l’inadempimento degli obblighi del datore di lavoro in materia di prevenzione e cessazione degli atti di molestie sessuali, la Corte ritiene che “familiarità, attentati alla dignità della donna, eccessi di linguaggio e di comportamento [de l’accusé] erano ben prima della denuncia [de la plaignante] e sufficientemente rumoroso […] sicché non si può sostenere che il datore di lavoro non fosse a conoscenza di questi fatti. Si può anche ammettere che queste azioni siano state tollerate e che non siano stati posti limiti [à l’accusé]”.

Di conseguenza, la Corte d’Appello conferma l’importo fissato dal Tribunale del Lavoro in primo grado “che ha correttamente valutato la somma di 10.000 euro di risarcimento del danno subito per l’inosservanza dei propri obblighi in materia di prevenzione e repressione degli atti di molestie sessuali e violazione dell’obbligo di sicurezza”. Oltre a tale somma, la Corte condanna la FFF anche a risarcire al ricorrente 8.000 euro per specifico danno morale.

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