Lotta al doping: il 10% degli atleti, tra cui 67 medagliati, non sono stati sottoposti a test nei sei mesi precedenti le Olimpiadi del 2024

Lotta al doping: il 10% degli atleti, tra cui 67 medagliati, non sono stati sottoposti a test nei sei mesi precedenti le Olimpiadi del 2024
Lotta al doping: il 10% degli atleti, tra cui 67 medagliati, non sono stati sottoposti a test nei sei mesi precedenti le Olimpiadi del 2024
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I Giochi Olimpici di Parigi sono finiti da tre mesi. Ma per alcuni atleti il ​​dolore della delusione è ancora vivo. Il rapporto pubblicato questa settimana dall’International Testing Agency (ITA) potrebbe riaccendere alcune ferite.

Questa agenzia, responsabile del programma antidoping dei Giochi, rivela che il 10,3% degli atleti, ovvero 1.108 olimpionici, non sono stati sottoposti al test tra il 1° gennaio e il 17 luglio 2024. In totale, sommando gli atleti sottoposti a controlli troppo rari, il 23,7% degli atleti presenti a Parigi non sono stati testati in conformità con le raccomandazioni ITA.

Questo periodo degli ultimi sei mesi è però cruciale: tutti gli esperti antidoping concordano sul fatto che chi imbroglia si dopa soprattutto prima delle gare. Inoltre, durante le Olimpiadi sono stati rilevati solo cinque casi positivi, mentre è stato testato quasi il 39% degli atleti.

Questa cifra del 10,3% di atleti non testati rappresenta tuttavia, secondo l’ITA, “un miglioramento significativo se confrontato con gli ultimi sei mesi prima delle Olimpiadi di Tokyo: tra il 14 e il 15% degli atleti non erano stati testati. »

Ma; in un vero esercizio di trasparenza, l’agenzia riconosce che esistono inadeguatezze nella lotta contro il doping. Rivela addirittura che 67 medaglie sono state assegnate ad atleti che non erano stati testati nemmeno una volta negli ultimi sei mesi.

10 giocatori di pallamano medaglia d’oro non sono stati testati

Tra loro ci sono cinque francesi: tre cavalieri (medaglia d’argento nella gara completa a squadre e bronzo nel salto ostacoli) e due calciatori medaglia d’argento. Va inoltre notato che 10 giocatori norvegesi di pallamano che hanno vinto medaglie d’oro non sono stati sottoposti al test. Si tratta dei due terzi della squadra che ha battuto la Francia in finale.

Tra gli atleti che non si sono sottoposti al test, il 32% pratica comunque discipline ad alto rischio doping. Tra questi sport “rischiosi” c’è il nuoto. Eppure il 18% dei nuotatori non è stato testato affatto e il 20% non è stato testato quanto previsto. Al contrario, solo il 4% dei ciclisti su strada e l’1% dei triatleti non sono stati testati negli ultimi sei mesi delle Olimpiadi. Nel complesso, sono stati i calciatori e i cavalieri a sfuggire maggiormente ai controlli: il 36% di loro non è stato controllato in questo periodo. Il rischio doping è considerato dall’ITA “intermedio” nel calcio e “basso” nell’equitazione.

L’ITA offre anche un confronto per delega. Tra le grandi delegazioni, l’Australia sembra essere una “cattiva studentessa”, con il 13% dei suoi atleti non testati negli ultimi sei mesi, rispetto al 6% della Francia, al 2% della Spagna e addirittura allo 0% di Germania e Stati Uniti. Stati. Da segnalare anche la Nuova Zelanda, che ha disputato i migliori Giochi della sua storia, con dieci medaglie d’oro: solo il 51% degli atleti della sua delegazione è stato testato correttamente. Tra coloro che non sono stati sottoposti al test c’erano quattro medagliati, tra cui medaglie d’oro nel canottaggio, una disciplina ad alto rischio.

Tuttavia, è nelle piccole nazioni sportive, in particolare in Africa, Oceania e Sud America, che i controlli sono stati meno efficaci. In alcuni paesi, nessun atleta era stato sottoposto al test prima dei Giochi.

Rendi i controlli meno prevedibili

L’ITA è lieta, tuttavia, di vedere questo numero diminuire: il numero di paesi in cui non sono stati effettuati test negli ultimi sei mesi è sceso da 38 a 15 tra le Olimpiadi del 2021 e del 2024. L’agenzia riconosce che “rimangono ancora dei difetti nei programmi di sperimentazione”. Secondo l’ITA, questi devono essere migliorati per limitare il numero di atleti non testati o scarsamente testati, ma anche per rendere i controlli meno prevedibili e raccogliere campioni più diversificati.

Gli autori del rapporto ricordano, infine, che le loro raccomandazioni non sono, oggi, vincolanti. Per loro, l’Agenzia mondiale antidoping dovrebbe poter intervenire più rapidamente in caso di mancato rispetto delle raccomandazioni. Infine, ritengono che il rispetto di questi criteri potrebbe diventare un criterio di ammissibilità per i Giochi Olimpici. Un messaggio chiaro inviato alle autorità, in particolare al Comitato Olimpico Internazionale (CIO).

Senegal

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