Labrune, club, LFP: tutti complici, tutti colpevoli? – Francia – Diritti televisivi

Labrune, club, LFP: tutti complici, tutti colpevoli? – Francia – Diritti televisivi
Labrune, club, LFP: tutti complici, tutti colpevoli? – Francia – Diritti televisivi
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È normale prendere di mira la mancanza di professionalità di un giocatore non appena esce un po’ troppo durante la settimana o non si impegna abbastanza in campo. Ma allora, come descrivere l’attuale gestione della Lega Calcio Professionisti, soprattutto nel caso della delicatissima (e vitale) questione dei diritti tv? I suoi principali leader, tuttavia, hanno per la maggior parte una vasta esperienza nel settore privato e nel mondo degli affari, dove, a quanto pare, regnano solo competenza e pragmatismo. Perché soffrono tutti di allucinazioni collettive a questo punto?

Pratiche occulte e denaro mal distribuito

Basta allargare la lunghezza focale per vederlo. Mentre il Paese è diviso come mai prima d’ora – in attesa delle elezioni legislative che rischiano di portare al potere l’estrema destra – i senatori hanno avuto diritto, ad esempio, ad una piccola ricreazione ricevendo tutti gli attori di questa tragicommedia. L’episodio più notevole è avvenuto quando il deputato eletto dell’Isère, Michel Savin, “ha rivelato” ai rappresentanti del fondo d’investimento lussemburghese CVC che il presidente della LFP, Vincent Labrune, è stato parzialmente pagato dalla società commerciale della Lega. Azienda di cui è anche il grande capo, e di cui CVC possiede il 13% delle azioni – a seguito di un accordo per il quale l’ex dirigente dell’OM è stato premiato con un bonus di 3 milioni di euro (mi state seguendo?). Niente di illegale detto, ma simbolo significativo di pratiche occulte.

La situazione però si rivela catastrofica a poche settimane dalla ripresa del campionato. L’illusione del miliardo di euro, che entusiasmava i club dai tempi di Mediapro, ha ora lasciato il posto al miraggio dei 700 milioni (diritti internazionali compresi). La ricerca di un acquirente assomiglia sempre più a un grido di disperazione, al quale non c’è risposta. Canal+, scottato dalla doppia respinta e dalla maldestra comunicazione di Vincent Labrune, ha, ad esempio, poca voglia di rendere la vita più facile al calcio francese. Nonostante i buoni uffici di CVC, hanno fatto del loro meglio per salvare i mobili di Maxime Saada. Il canale criptato sa che può vincere quasi gratis all’ultimo momento, o addirittura farne a meno (i media hanno la Premier League e la Champions League).

Una politica mal costruita

Le patetiche sollecitazioni allo Stato – come Emmanuel Macron, inviato come sensale in Qatar – sono svanite. E il gruppo di Vincent Bolloré si trova oggi in una posizione di forza. Tanto più che, con le elezioni legislative, un eventuale arrivo al potere di Jordan Bardella, figlio non ufficiale di Bolloré, non farebbe altro che confermare questa tendenza. Il contesto sembra una polveriera, e il contenuto? Nel piano aziendale presentato venerdì scorso al consiglio d’amministrazione da Vincent Labrune e Benjamin Morel, vicedirettore generale di LFP Media, troviamo: un canale 100% L1 a 30 euro IVA inclusa al mese, che dovrebbe attirare 2 milioni di abbonati, per quindi generare in media 578 milioni di fatturato netto all’anno (meno il 13% di CVC ovviamente, e addirittura il 20% di recupero la prossima stagione). Qualsiasi studio preliminare evidenzierebbe che l’unico parametro concreto sono 1,7 milioni di abbonati a Prime Video (attuale emittente), che pagano circa 20 euro al mese, includendo anche altri servizi – tra cui il servizio di consegna gratuita dei prodotti Amazon e una piattaforma di streaming.

Questi 30 euro promessi da Labrune e soci sembrano particolarmente surreali data la situazione del mercato audiovisivo (streaming illegale, concorrenza di Canal+, ecc.), la ridotta attrattiva della Ligue 1, per non parlare della crisi economica e politica latente. Questo piano B, che si presenta come un’ultima risorsa, ha già tutte le caratteristiche di un incidente industriale che ridurrà Mediapro a un banale errore di valutazione. Finora Vincent Labrune ha beneficiato di un’indulgenza imposta dalla gravità del momento. Ma potrebbe rapidamente fungere da capro espiatorio per i presidenti dei club desiderosi di uscire dalla stasi. Tuttavia, dobbiamo solo guardare all’estero per vedere dove risiede il problema in termini di cultura capitalista. I famosi “quattro grandi campionati” hanno negoziato risparmiando i partner storici, aprendo invece le porte ai nuovi arrivi (DAZN). Lo spirito mostrato dai dirigenti della LFP ci dà l’impressione di essere vampirizzati dalla sindrome del vincitore della lotteria. A meno che non pretendiamo una legge che imponga a ogni contribuente di iscriversi al proprio canale, per poter continuare a vivere al di sopra delle proprie possibilità, senza mai mettere in discussione la propria governance…

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