Aimé Jacquet, l’imperdonabile attacco dei balordi

Aimé Jacquet, l’imperdonabile attacco dei balordi
Aimé Jacquet, l’imperdonabile attacco dei balordi
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Questo 6 maggio segna un anniversario disastroso per Aimé Jacquet: la prima pagina de L’Equipe “E giochiamo alle 13?” il giorno dopo l’annuncio di una prima lista di 28 giocatori per la Coppa del Mondo 1998.

Alla richiesta di nominare i 22 giocatori chiamati a guidare la squadra francese sul tetto del mondo, Aimé Jacquet decise di non decidere, il 5 maggio 1998, quando fu annunciata la lista degli azzurri selezionati per la Coppa del Mondo in Francia. O almeno non del tutto. Perché invece di 22 nomi, il tecnico francese ne elenca 28, e la scelta definitiva dovrà avvenire solo qualche settimana dopo.

Il modo di fare di Aimé Jacquet, senza precedenti all’epoca, gli valse molte critiche. “E giochiamo alle 13? “, non esitate a dare un titolo Il gruppo il giorno dopo l’annuncio. Abbastanza per rafforzare la diffidenza tra il tecnico francese e il quotidiano francese, onnisciente mentre Internet era solo agli albori. “Questa lista è il risultato di una ricerca che ho fatto per diciotto mesi”, si giustifica Aimé Jacquet, che tuttavia intende ancora prendersi il suo tempo per affinare la sua squadra, la sua tattica e poter affrontare tutte le eventualità. Claude Simonet, presidente della Federazione, lo vede “una misura di saggezza” ctenendo conto delle partite che la maggior parte dei giocatori deve ancora giocare, sia in campionato che nelle finali di Coppa dei Campioni.

Minacce di morte a L’Equipe

“Preferiamo vivere con 28 giocatori che meritano la selezione. Nelle prossime settimane potranno succedere molte cose. Non abbiamo il diritto di separarci dai giocatori o di metterli in situazioni difficili quando abbiamo bisogno di tutte le nostre forze”, discute ancora. Ma le spiegazioni dell’allenatore stentano a convincere e la sua persona viene attaccata. Il grupposempre lei, che lo aveva già spiegato l’ex centrocampista “non era l’uomo adatto a questo lavoro” lo descrive nel suo editoriale come “bravo ragazzo”.

I commenti della stampa segneranno l’allenatore con il ferro rovente. Nonostante l’euforia della vittoria, il 12 luglio 1998, l’ex giocatore del Bordeaux ricorderà i suoi detrattori abbattendoli davanti a milioni di telespettatori. “Alcuni giornalisti hanno mentito vergognosamente. Non li perdonerò mai. Non provo altro che disprezzo per queste persone”., lui dice. Queste persone sono essenzialmente i giornalisti di L’Equipe, descritti come “delinquente, irresponsabile, disonesto e incompetente” e titolari di “monopolio della stupidità”. Abbastanza da meritare minacce di morte ai giornalisti de L’Equipe, Jérôme Bureau e Vincent Duluc in testa.

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