un voto basato sulla rabbia

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Il presidente della Federazione nazionale dei sindacati degli agricoltori, Arnaud Rousseau (al centro), durante la sua campagna per le elezioni alle Camere dell’agricoltura, a Feugarolles (Lot-et-Garonne), 9 gennaio 2025. PHILIPPE LOPEZ/AFP

Nel 2019 le elezioni per la Camera dell’Agricoltura sono passate relativamente inosservate al grande pubblico. La questione è stata affrontata principalmente nell’ambito professionale interessato. Sei anni dopo, cambio di scenario: il tema è al centro dell’attenzione. E per una buona ragione. Da più di un anno, le mobilitazioni degli agricoltori e i loro movimenti di rabbia espressi su tutto il territorio nazionale hanno avuto ampia diffusione e commenti. Tuttavia, dietro queste manifestazioni, è rapidamente emersa la feroce battaglia che i sindacati agricoli stanno portando avanti in vista di questa scadenza cruciale. Gli agricoltori sono infatti invitati a votare dal 15 al 31 gennaio, per eleggere i propri rappresentanti alle Camere dell’agricoltura.

Questo incontro elettorale, organizzato ogni sei anni, permette ai cinque sindacati agricoli – la Federazione Nazionale dei Sindacati Agricoltori (FNSEA), i Giovani Agricoltori (JA), il Coordinamento Rurale (CR), la Confederazione Contadina e il Movimento di difendere gli agricoltori familiari – misurare la loro rappresentatività. Il risultato è la distribuzione dei poteri all’interno delle 88 camere dipartimentali dell’agricoltura e delle 13 camere regionali. Una questione chiave per orientare la politica agricola francese, ma anche per influenzare il dibattito con il governo e gli eletti. Inoltre, la loro fonte di finanziamento dipende dai risultati alle urne.

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