La dieta chetogenica nell’epilessia: che dire della compliance?

La dieta chetogenica nell’epilessia: che dire della compliance?
La dieta chetogenica nell’epilessia: che dire della compliance?
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La dieta chetogenica, che privilegia l’apporto lipidico (dal 60 al 90% dell’apporto calorico totale, a scapito dei carboidrati), costituisce un’opzione terapeutica seria nella gestione dell’epilessia, in particolare quando si tratta di una forma resistente ai farmaci. Attualmente dominano quattro diete chetogeniche: la classica (RCC), la Atkins modificata (RAM), arricchita con trigliceridi a catena media (RCT) e quella caratterizzata dal più basso indice glicemico (RIGF).

Di queste diete, la prima è quella più restrittiva e meno appetibile, pur essendo quella che ha maggiori probabilità di indurre la chetosi. Un’altra dieta è stata recentemente introdotta nel Regno Unito con modifiche che le sono valse il nome MAD ( Dieta chetogenica modificata). Il rispetto di queste diete è lungi dall’essere ottimale, soprattutto a lungo termine, nonostante i progressi compiuti dalla loro attuazione negli ultimi decenni.

Alcuni eventi avversi, diversi fattori psicosociali (come la ridotta partecipazione alle attività sociali quotidiane) o anche il carattere restrittivo e monotono delle diete possono portare al loro abbandono. Il rispetto delle diete chetogeniche è stato studiato solo raramente in modo standardizzato e quantitativo, in particolare nell’indicazione dell’epilessia resistente ai farmaci nei bambini e negli adolescenti. Lo stesso vale per l’osservanza che, in alcuni studi, sostituisce l’osservanza, essendo comune la comprensibile confusione tra i due termini.

Una meta-analisi: 22 studi metodologicamente diversi

Questa osservazione è di grande interesse per una revisione sistematica della letteratura internazionale abbinata ad una meta-analisi ed effettuata in conformità con le raccomandazioni metodologiche di PRISMA (Elementi di reporting preferiti per le revisioni sistematiche e il metodo delle meta-analisi) che è una garanzia di qualità. Sono state utilizzate le seguenti banche dati elettroniche: PubMed, Scopus, Web of Science, Lilacs e Science Direct. Sono stati inclusi articoli pubblicati in inglese, italiano, spagnolo o portoghese.

Sono stati accettati studi osservazionali, quindi non controllati, oltre a studi randomizzati o altri studi clinici aperti. Il rischio di bias, la qualità degli studi e l’eterogeneità sono stati valutati sistematicamente.

In totale, la meta-analisi ha coperto 22 studi (riunendo meno di 900 pazienti di età diverse), più della metà dei quali (n=12) erano di qualità media. L’eterogeneità nella diagnosi e nella misurazione dell’aderenza (o della compliance) ha in qualche modo complicato il confronto dei risultati. I tassi medi di osservanza (o compliance) variavano poco a seconda dell’età, essendo rispettivamente del 71,5%, 66% e 63,9% tra bambini, adolescenti e adulti.

D’altra parte, questi tassi variavano significativamente a seconda della durata del follow-up: alla fine dei 6 mesi, il tasso era del 79,7%, scendendo al 66,7% dopo 24 mesi per finire al 37,7% a 36 anni.th mese di follow-up. La scarsa aderenza a queste diete è stata spesso attribuita alla mancanza di controllo delle crisi epilettiche, degli eventi avversi, del rifiuto del cibo o delle difficoltà causate dalla preparazione dei pasti ad hoc. Restrizioni dietetiche, mancanza di motivazione, scarsa compliance dei genitori o anche il costo aggiuntivo legato a determinate scelte alimentari sono altri fattori che hanno portato a un indebolimento della compliance.

Questa revisione della letteratura internazionale evidenzia innanzitutto la scarsità di studi di qualità che permettano di valutare la compliance alla dieta chetogenica nei pazienti con epilessia resistente ai farmaci. Inoltre, è chiaro che, nei pochi studi selezionati, gli strumenti di valutazione utilizzati sono lungi dall’essere standardizzati.

Nei bambini e negli adolescenti, sembra che l’adesione sia condizionata dall’atteggiamento dei genitori nei confronti di queste diete, un concetto che merita di essere preso in considerazione nello sviluppo di strategie terapeutiche. Gli studi controllati che coinvolgono un numero maggiore di persone sono chiaramente benvenuti.

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