Cancro alla vescica: attenzione alle troppe diagnosi tardive e come rimediare

Cancro alla vescica: attenzione alle troppe diagnosi tardive e come rimediare
Cancro alla vescica: attenzione alle troppe diagnosi tardive e come rimediare
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Colpisce ogni anno dai 13.000 ai 20.000 francesi. Troppo spesso il cancro della vescica viene scoperto in uno stadio avanzato, il che è più complicato da trattare, mentre il 90% di questi tumori ha origine nelle cellule uroteliali che rivestono l’interno della vescica ed è più facile trattarle in tempo. stadio infiltrativo.

In occasione del Mese della vescica, appena conclusosi, l’Associazione francese di urologia si è posta due obiettivi ambiziosi: migliorare la diagnosi precoce di questo tumore e accelerare l’accesso dei pazienti alle innovazioni terapeutiche.

Segnali di avvertimento

La presenza di sangue visibile nelle urine – ematuria macroscopica – è il primo segnale d’allarme. “Il fatto che sanguiniamo non significa che abbiamo un tumore; non bisogna però banalizzare questa presenza di sangue nelle urine, anche se le cure in corso, un anticoagulante ad esempio, possono spiegarlo”, avverte il dottor Olivier Alenda, urologo, presidente degli incontri UroPACA.

L’ematuria può essere accompagnata da altri segni urinari irritativi come il frequente bisogno di urinare. La natura aspecifica di questi sintomi, che si riscontrano associati a patologie benigne, spesso ritarda la prima visita. “Troppo spesso individuiamo ancora tumori immediatamente infiltranti il ​​muscolo, che hanno già penetrato la parete uroteliale e che sono più difficili da trattare”, si rammarica della dottoressa Alenda.

Quali risultati?

Per confermare – o meno – la diagnosi, l’esame prevede la citologia urinaria, cioè la ricerca di anomalie nelle cellule presenti nelle urine, che potrebbero far pensare a un tumore ad alto potenziale aggressivo. Altro esame fondamentale è la cistoscopia che permette di visualizzare l’interno della vescica. “L’uroscan è quasi sistematico, permette di controllare tutto l’albero urinario, anche se è raro che due tumori siano associati, ai reni e alla vescica”, completa l’urologo.

Infine, la resezione della vescica consiste nel raschiare e recuperare le cellule tumorali che verranno analizzate per qualificare il tumore e indicare lo stadio della malattia. “Nell’80% dei casi il tumore è superficiale Diversi fattori prognostici permettono di valutare il rischio di recidiva e la capacità di progressione del cancro, per determinare quali trattamenti aggiuntivi siano necessari”. precisa il medico.

Tumori superficiali: diverse opzioni

Nel caso di questi tumori superficiali, quando la prognosi è buona, può essere sufficiente un semplice monitoraggio. In caso di prognosi intermedia, può essere presa in considerazione la chemioterapia locale con instillazioni endovescicali (attraverso l’uretra) di mitomicina C.

Per i tumori ad alto rischio, l’oncologo può offrire la terapia BCG, che agisce come l’immunoterapia, stimolando le cellule immunitarie responsabili del riconoscimento e della distruzione delle cellule tumorali. In alcuni casi eccezionali e molto specifici, con rischio molto elevato, accade che venga immediatamente proposta la cistectomia, cioè l’asportazione della vescica.

Tumori infiltranti: i mezzi principali

Questa operazione è il trattamento standard in caso di tumore infiltrante il muscolo ed è accompagnata dalla resezione degli organi vicini. “Nell’uomo, spiega la dottoressa Alenda, viene rimossa anche la prostata. Nelle donne, in genere, vengono asportati parte della vagina e dell’utero; in alcuni casi, dopo discussione, si può prendere in considerazione la conservazione di questi genitali.”

Si tratta quindi di un intervento dalle gravi conseguenze ma che ha un duplice interesse, sottolinea la dottoressa Alenda: “Cura e vera stadiazione della malattia”.

Questa cistectomia può essere accompagnata da chemioterapia neoadiuvante (prima dell’intervento) con cisplatino, “un trattamento abbastanza pesante in termini di impatto, ma che è importante se il paziente lo tollera, perché aumenta la sopravvivenza del paziente dell’8% (1).”

Nuove terapie e sperimentazioni promettenti (leggi altrove) consentirà sicuramente a questi trattamenti di riferimento di evolversi nei prossimi anni.

1. Il tasso di sopravvivenza a 5 anni

è del 75% per i tumori

non infiltrante, meno del 50%

per tumori infiltranti.

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