Perché ci svegliamo sempre più presto quando invecchiamo?

Perché ci svegliamo sempre più presto quando invecchiamo?
Perché ci svegliamo sempre più presto quando invecchiamo?
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È un dato di fatto, più invecchiamo, prima ci alziamo, un neurologo spiega perché.

Non è un luogo comune, i giovani amano dormire fino a tardi e gli anziani si alzano all’alba. In questione si tratta di fattori genetici ma anche del naturale processo di invecchiamento che influisce sul nostro ritmo del sonno. Invecchiando, in realtà ci alziamo sempre prima, ma andiamo anche a letto sempre prima. Il bisogno di sonno diminuisce naturalmente con l’età. “Un bambino ha bisogno di 16 ore di sonno, un adolescente ha bisogno di 9 ore di sonno, un giovane adulto ha bisogno tra le 7 e le 8 ore, sapendo che ci sono delle variazioni poiché ci sono quelli che dormono poco che non hanno bisogno solo di 7 ore di sonno e quelli che dormono lungo che ci vogliono più di 9 ore” ci ricorda il dottor Marc Rey, neurologo specializzato nel sonno, presidente dell’Istituto nazionale del sonno e della vigilanza (INSV).

Quando si invecchia si verifica un cambiamento anche nel sonno: ci sono meno differenze tra l’inizio della notte e la fine dei cicli notturni riguardanti il ​​sonno paradossale. “Un altro motivo per cui abbiamo meno bisogno di dormire: abbiamo meno da imparare. Sappiamo però che il sonno serve soprattutto a consolidare ciò che impariamo durante il giorno, è per questo motivo che è particolarmente importante nei bambini e negli adolescenti”, sostiene il neurologo del sonno. I soggetti anziani, invece, hanno maggiore facilità nel dormire diurno a causa della riduzione dell’attività. “Di conseguenza, tenderanno a fare un riposino più facilmente a metà giornata, il che ridurrà ulteriormente la durata del sonno notturno. In soggetti molto più anziani, nella quarta età, i periodi di sonno diurno e il risveglio notturno sono molto maggiori gamme”spiega il dottor Marc Rey.

Un altro motivo addotto dai ricercatori per spiegare che ci svegliamo sempre più presto con l’avanzare dell’età è la minore reattività del cervello. Potrebbe avere più difficoltà a percepire i segnali che aiutano con il tempo, come la luce del giorno, i pasti, i contatti sociali e l’attività fisica. In altre parole, se l’ora di cena segnala a una persona più giovane che l’ora di andare a dormire si sta avvicinando rapidamente, questa connessione neurale potrebbe non avvenire in una persona anziana.

Infine, il declino della vista legato all’età ridurrebbe la percezione della luminosità da parte del cervello, il che potrebbe complicare il monitoraggio del tempo e l’orologio circadiano. Ciò sarebbe particolarmente vero nei soggetti affetti da cataratta. Quando meno luce entra negli occhi, il corpo inizia a secernere la melatonina, l’ormone che induce il sonno, prima del normale. Risultato: le persone tendono ad addormentarsi prima… e quindi anche ad alzarsi prima.

Grazie al dottor Marc Rey, neurologo specializzato nel sonno, presidente dell’Istituto Nazionale del Sonno e della Vigilanza (INSV)

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