Quando i turisti trasmettono i loro miasmi alle grandi scimmie

Quando i turisti trasmettono i loro miasmi alle grandi scimmie
Quando i turisti trasmettono i loro miasmi alle grandi scimmie
-

Con un articolo del Guardian, che titola che gli scimpanzé muoiono di raffreddore. Sì, i raffreddori, quelli che noi umani possiamo trasmettergli quando ci presentiamo nelle loro foreste per osservarli, poi non come scienziati, no, rispettano scrupolosamente i protocolli con l’uso di mascherine, gel sulle mani, quarantene, addirittura prima di andarci, e la distanza, non ci avviciniamo troppo. Ma quando vieni con la tua macchina fotografica, il tuo berretto e le tue scarpe da trekking Qechua, insomma, da turista.

Il quotidiano britannico racconta la storia di 205 scimpanzé nel Parco Nazionale di Kibale in Uganda, che tossiscono, starnutiscono e sembrano completamente fuori controllo. Ma non c’era modo di sapere da dove provenissero i sintomi, finché il corpo di una di loro, Stella, non fu avvistato poco dopo la sua morte. L’epidemiologo americano Tony Goldberg riuscì a farle l’autopsia e scoprì che era morta per una grave polmonite, causata dall’HMPV, un virus umano per noi sinonimo di comune raffreddore, quindi, ma letale per i nostri parenti più stretti. Più del 12% del gruppo, 25 individui, sono morti, senza contare i danni collaterali, ad esempio il bambino di Stella che non è riuscito a sopravvivere. E i colpevoli, quindi, sono i turisti, che venuti a delirare sugli scimpanzé o sui gorilla, colpiti anche loro dal fenomeno, fanno di tutto, spiegazione con la primatologa Sabrina Krief:

“In teoria quando i turisti vanno a incontrare gorilla o scimpanzé c’è una distanza minima da rispettare e ovviamente nessun contatto con gli animali. In uno studio pubblicato nel 2020 su 53 visite ai gorilla, non tutti rispettavano il limite di distanza”

Ma non è tutto! Sono stati analizzati 282 video di YouTube e nel 40% di essi si è verificato un contatto diretto con l’animale o un avvicinamento di pochi centimetri… – cosa non faremmo per ottenere Mi piace sui social network e tutto il resto, un altro studio, ed ultimo elemento, senza alcuna precauzione:

“Nel Parco Nazionale di Kibale sono stati studiati più di cento trekking e in questo caso quasi il 90% dei turisti ha tossito e il 65% starnutito”

Il tutto senza maschera, ovviamente, e con gruppi normalmente limitati a sei persone per evitare troppa pressione sulle grandi scimmie, ma che si sono riuniti con altri, ed ecco che 18 persone contemporaneamente trasmettono loro il loro miasma. Quindi i gorilla, gli scimpanzé o i bonobo possono ammalarsi, i primatologi li vedono spesso nella foresta tossire, starnutire o avere la diarrea, ma queste sono le loro malattie, con i loro agenti patogeni, lì con gli umani che vengono da tutto il mondo è totalmente diverso. non sono adatti:

“La cosa importante da capire è che per molti anni sono stati isolati dal contatto con gli esseri umani e quindi la loro immunità non si è sviluppata a contatto con questi agenti patogeni, soprattutto perché gli agenti patogeni che portiamo loro provengono da molto lontano. L’ecoturismo aumenta il rischio per loro »

Un rischio accertato: in alcuni gruppi, la trasmissione di virus o agenti patogeni umani alle scimmie è stata la principale causa di morte, nel 59%, più del bracconaggio o della perdita di habitat in alcuni luoghi. Per quanto riguarda i gorilla di montagna, oggi ne restano solo un migliaio, quindi ogni individuo che muore rappresenta una minaccia per la sopravvivenza della specie. Problema, sollevato anche sul Guardian: questo ecoturismo è benefico anche per la protezione delle grandi scimmie, i soldi che porta incoraggiano le popolazioni a mobilitarsi contro il bracconaggio, la deforestazione, proprio per preservare quello che è visto come un tesoro anche economico…

“Probabilmente è questo ecoturismo che ha salvato, almeno temporaneamente, i gorilla, quindi sarebbe un peccato se non continuasse e, al contrario, i turisti uccidessero con le loro malattie”

Impossibile rinunciare per il momento a questo ecoturismo, è un grosso dilemma, il serpente che si morde un po’ la coda… Soluzione?

“Dovrebbe venire soprattutto dai turisti stessi, che si assumano la responsabilità e non mettano a rischio la vita degli animali che vengono a vedere”

Solo che purtroppo spesso anche se diciamo di amarli, amiamo un po’ di più noi stessi, non è vero:

“Spesso, l’emozione di questo viaggio e il fatto che i turisti sognano da tempo di incontrare i gorilla, basta che abbiano un po’ di mal di gola, il rischio per gli animali rimane notevole”

Le palle in vacanza. E le grandi scimmie ne avrebbero fatto a meno.

-

PREV Digione si mobilita contro la zanzara tigre: incontri informativi organizzati in alcuni quartieri
NEXT Zanzara tigre e contaminazione: il centro ospedaliero della Costa Basca invita alla prudenza