Perché le franchigie sudafricane faticano così tanto in Coppa dei Campioni?

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UNQuando si parla dell’importanza di vedere le franchigie sudafricane partecipare alle due Coppe dei Campioni da tre stagioni a questa parte, bisogna innanzitutto ricordare che questa presenza è legata al loro impegno nello United Championship (URC), accanto a irlandesi, gallesi, scozzesi e italiane. squadre. Dopo la sua esclusione dal Super Rugby (campionato ora composto dalle franchigie neozelandese, australiana e fijiana) a seguito del Covid, era necessario salvare il soldato sudafricano. Che si ritrova quindi coinvolto in giostre continentali.

1 Sportivamente, un primo risultato deludente

Con un titolo (Stormers nel 2022) e due finali (Stormers nel 2023 e Bulls nel 2024), le franchigie sudafricane stanno facendo più che bene nell’URC. La situazione è molto più eterogenea in Coppa dei Campioni, dove hanno perso quasi tante partite (18) quante ne hanno vinte (19). Due quarti di finale nel 2023, due ottavi l’anno successivo. In questa stagione i Bulls si fermeranno nei gironi, gli Sharks nella migliore delle ipotesi saranno quarti e gli Stormers terzi.

Hanno quindi la certezza di giocare gli ottavi di finale contro una grande squadra d’Europa, con tutto ciò che ciò implica in termini di tempo di viaggio e adattamento al clima. Su 18 partite giocate nel vecchio continente, le franchigie sudafricane ne hanno vinte solo quattro. In questa stagione hanno saltato alcuni viaggi. Cosa ci fa interrogare su una competizione un po’ distorta a seconda del momento (e del luogo) in cui si gareggia: al di là dell’aspetto ambientale, ha davvero un significato sportivo?

John Dobson, capo allenatore degli Stormers, ritiene che competere nell’URC e nella Coppa dei Campioni “è probabilmente ciò che ci ha aiutato così tanto in Coppa del Mondo: ogni ruck è una lotta, ogni mischia è una gara di 20 secondi, ogni maul è una lotta da una competizione. » La nazionale resta la priorità e il suo calendario resta quello dell’emisfero sud, con un campionato di rugby in estate. I nazionali presenti in rosa vengono quindi talvolta messi a riposo, altrimenti non taglierebbero mai.

2 Contributi finanziari e grande sostegno popolare

Dal 2023, al nome della Coppa dei Campioni si aggiunge quello di un marchio, Investec, gruppo bancario con sede a… Johannesburg. La conclusione di questa partnership è direttamente collegata all’integrazione delle franchigie sudafricane. La cifra non è trapelata ma dieci anni fa, per la stessa tipologia di contratto, l’Heineken pagava 8 milioni di euro a stagione. “Non mi sorprenderei se arrivassero presto altri partner”, afferma Yann Roubert, presidente del Lione e membro del comitato direttivo dell’EPCR.

Secondo lui, “alcune emittenti televisive all’estero sono rimaste anche se avevano programmato di andarsene” grazie a queste squadre, che ospitano alcuni campioni del mondo. Il gruppo SuperSport ha firmato un contratto multimilionario per trasmettere la competizione in Sud Africa. Tuttavia, in Francia il prezzo è stato dimezzato per il ciclo 2022-2026, e altrove gli importi sarebbero orientati al ribasso.

Sempre secondo Yann Roubert, “la federazione sudafricana paga all’EPCR più dei costi rappresentati dall’integrazione delle franchigie”, in particolare il surplus legato alle trasferte, assunto dall’organizzatore. Infine, anche se gli stadi sono lontani dal vedere i circa 50.000 posti occupati, le partite attirano grandi folle in Sud Africa, Paese dove il rugby è lo sport più popolare dopo il calcio.

3 Quali strade per una migliore integrazione?

“Se vogliamo che i sudafricani continuino a esistere in questa competizione, dobbiamo davvero pensare al ritmo del calendario”, ha detto Ugo Mola, l’allenatore del Tolosa, dopo la vittoria della sua squadra agli Sharks lo scorso fine settimana. Il privilegio concesso agli Springboks rende impossibile qualsiasi armonizzazione. E non si può trascurare troppo l’URC, dato che questa competizione permette l’accesso alla Coppa dei Campioni…

Combinare i due viaggi in Europa consentirebbe ai franchising di evitare un viaggio dispendioso in termini energetici, ma le emittenti (e il pubblico) sono attaccate all’alternanza casa-trasferta. L’EPCR è anche alla ricerca di un partner di trasporto, in grado di fornire aerei charter per ottimizzare la logistica, senza ridurre l’impronta di carbonio.

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Qualche giorno fa Jake White, allenatore dei Bulls, ha ribadito il desiderio di vedere “tutti i giocatori sudafricani tornare nel Paese”. Nella lista per la tournée di novembre 2024, 12 dei 33 convocati giocano all’estero, dove ricevono stipendi più alti. Ciò non impedisce loro di dominare la selezione del rugby. Lato club, invece, la strada è ancora lunga. E il problema sembra quasi insolubile.

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