Sgomento, paura, disgusto ma anche speranza di giustizia, preghiera di consolazione per le vittime… Tutto insieme e in disordine, di fronte ai fatti rivelati nel terzo rapporto sull’operato dell’abate Pierre. Fatti sordidi, immensamente distruttivi per le vittime e degradanti per la magnifica opera dei Compagni di Emmaus.
Da quasi un decennio la Chiesa di Francia è scossa dallo scandalo degli abusi e delle violenze sessuali. Vogliamo credere che ne stia uscendo gradualmente; ci rendiamo conto che sarà lungo e ancora doloroso. Perché anche domani nuove vittime che si faranno conoscere, finora incapaci di parlare e anche solo di ricordare, ce ne saranno, questo è certo. I predatori non ancora rivelati, purtroppo, sono da temere. Sono da aspettarsi sistemi di predazione non ancora rivelati, come in Italia o in altri Paesi che oggi dichiarano di non essere stati colpiti da questo flagello.
Ma sul modo in cui si costituisce l’influenza, sul silenzio che la ricopre e sui mezzi di cui dispongono oggi le vittime e i loro cari per farsi sentire e chiedere giustizia, su tutti questi temi l’essenziale è stato decifrato. che costituisce una luce nella massa delle tenebre.
Ricordiamo quindi le modalità operative dei predatori: mantenere l’aura a cui sono soggetti, scegliere la vittima all’interno di un gruppo, che può essere una semplice famiglia, avendo cura di essere irreprensibili con le altre persone affinché le testimonianze siano contraddittorie, moltiplichino la menzogna. e le dissimulazioni, trasformano perversamente l’aggressione subita in una complicità morale che fa sentire colpevole la vittima.
Tutto ciò è ben documentato, così come lo è il silenzio dei vertici delle varie istituzioni dove questi atti furono compiuti. La storia dell’abate Pierre non aggiunge nulla di veramente nuovo al fenomeno ma sottolinea un punto: nessuna personalità, per quanto santa possa apparire, può essere esclusa da un serio esame critico.
Ciò significa che, nella Chiesa di oggi, dobbiamo assolutamente vigilare affinché per nessuno appaia una cortina di fumo, dietro la quale si possano nascondere le porte dell’inferno per le vittime. Dobbiamo avere elogi sicuri e non parole da salotto, ripetute senza vigilanza. Perché una parte della fede è in pericolo: dobbiamo credere, e questo è il mio caso, che Dio continua a riversare largamente la sua santità sul suo popolo di fedeli. Sì, ci sono molti santi intorno a noi, ne sono convinto. Ma non sono sotto i riflettori, inondati di elogi e aggettivi superlativi. Perché, in realtà, la santità più pura rende invisibile chi la indossa.