un giornalista di Le Monde cybermolestato dopo aver seguito il funerale di Jean-Marie Le Pen

un giornalista di Le Monde cybermolestato dopo aver seguito il funerale di Jean-Marie Le Pen
un giornalista di Le Monde cybermolestato dopo aver seguito il funerale di Jean-Marie Le Pen
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La giornalista Ivanne Trippenbach è oggetto di minacce e insulti sessisti, antisemiti e razzisti. Vita quotidiana Il mondoper il quale lavora, denunciato “una violenta campagna di molestie sui social network alimentata da diverse falsità », in un comunicato stampa, pubblicato sul suo sito web, lunedì 13 gennaio, e ricordava che sarebbero stati perseguiti « sistematicamente » gli autori di queste osservazioni. Tra gli autori di questi messaggi odiosi c’è il deputato dell’UDR Alexandre Allegret-Pilot, sotto l’etichetta RN LR, che non ha esitato a minacciare il giornalista. “Supporto per Yvanne Trippenbach. Sto scherzando. Lasciarsi andare. Chi di spada perisce di spada perisce”. ha scritto sul social network

L’ondata di odio continua da quando la giornalista ha seguito, sabato 11 gennaio, i funerali del cofondatore del Fronte Nazionale, Jean-Marie Le Pen, mentre era inviata speciale a La Trinité-sur-Mer (Morbihan), ha dettagliato il quotidiano, denunciandone diversi “false”come quello che assicurava che l’avrebbe fatto “introdotto “con la forza”, “all’insaputa” del Raggruppamento Nazionale (RN) e della sua “sicurezza all’interno della chiesa””.

Ivanne Trippenbach “non ha fatto altro che il suo lavoro di giornalista”

“Pochi minuti prima della cerimonia, il capo del servizio stampa della RN ha invitato il piccolo gruppo di persone che stava davanti alla chiesa ad entrare perché all’interno c’erano ancora posti. La nostra sorella faceva parte di questo gruppo e si è subito identificata con questo leader che ha notato la sua presenza… prima di farla uscire dalla chiesa un quarto d’ora dopo”. ha spiegato la direzione editoriale. Ivanne Trippenbach l’aveva fatto “non ha fatto foto o video e ha avuto cura di spegnere il cellulare all’ingresso”aggiungendo che lei “non ha fatto altro che il suo lavoro di giornalista”.

Jean-Marie Le Pen, patriarca dell’estrema destra, morto il 7 gennaio, ha ammesso, il 4 dicembre 2019, davanti a questo giornalista, di aver praticato la tortura in Algeria, senza usare la parola, secondo le dichiarazioni pubblicate dal giornale. Venerdì 10 gennaio. “Trovo del tutto normale, naturale, che estorciamo informazioni agli assassini organizzati” ha dichiarato nel corso di un’intervista registrata nella sua casa di Rueil-Malmaison. E per aggiungere: “Lo faccio agli ordini del mio capitano. Ci assumiamo i rischi legati alla guerra”.

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