François Bayrou annuncerà una “sospensione” del testo come richiesto dalla sinistra?

François Bayrou annuncerà una “sospensione” del testo come richiesto dalla sinistra?
François Bayrou annuncerà una “sospensione” del testo come richiesto dalla sinistra?
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Presto arriverà il momento del grande giudizio. François Bayrou ha proseguito questo lunedì i negoziati per perfezionare la sua dichiarazione di politica generale, prevista martedì all’Assemblea nazionale. Il primo ministro è sotto pressione poiché i ribelli hanno già annunciato che presenteranno una mozione di censura. Se vuole evitare di essere rovesciato, il boss MoDem dovrà convincerlo. E in particolare i deputati a sinistra dell’emiciclo. Al centro dei negoziati la riforma pensionistica di Emmanuel Macron, che prevede l’aumento graduale dell’età pensionabile legale, da 62 a 64 anni. Il governo arriverà al punto di sospenderlo? Facciamo il punto.

Perché la riforma delle pensioni sta riemergendo?

Non avendo la maggioranza nell’Assemblea nazionale, François Bayrou è costretto a negoziare al di fuori del “blocco centrale” per restare in vita. Ma per accettare il principio di un “accordo di non censura”, il capo dei socialisti, Olivier Faure, chiede da settimane un gesto forte sulla riforma delle pensioni. “Non siamo in una censura a priori, ma prevediamo cambiamenti significativi nel potere d’acquisto, nei servizi pubblici e nelle pensioni”, conferma 20 minuti Laurent Baumel, deputato del PS per l’Indre-et-Loire.

Impensabile negli ultimi mesi sotto il governo Barnier, la possibilità di modificare il testo faticosamente adottato nel 2023 attraverso il ricorso alla 49.3 non è più un tabù assoluto sul versante macronista. “Andare in pensione a 60 anni dal PFN è impossibile. D’altro canto si può considerare un adeguamento dell’attuale disegno di legge sulla laboriosità, sulle carriere lunghe… Ci sono sicuramente degli aggiustamenti da rivedere nell’interesse del Paese”, conferma 20 minuti Karl Olive, deputato Insieme per la Repubblica. François Bayrou si è quindi detto pronto a riaprire il dialogo, proponendo una consultazione “di sei mesi” con i sindacati per “riprendere” la riforma. Unica condizione: trovare una soluzione per l’equilibrio finanziario del sistema.

Una sospensione o un congelamento del testo?

Resta un nodo importante: in attesa di rivedere la copia con i sindacati, cosa fare con l’attuale riforma? A sinistra socialisti, ecologisti e comunisti sono pronti a rinunciare (per un certo periodo) all’abrogazione del testo. Ma in cambio chiedono al governo di “sospenderlo” durante i negoziati. “Non vogliamo posizioni, vogliamo strappare concessioni ai francesi che senza di noi non vedrebbero la luce”, difende il capo del PS sul giornale Liberazionenonostante le critiche di Insoumise. Fabien Roussel, il capo dei comunisti, ha proposto questo lunedì su BFMTV che le “70.000 persone che sarebbero dovute andare in pensione” senza la riforma possano farlo “il più rapidamente possibile”.

Ma la sospensione di questo testo, una delle rare leggi emblematiche del secondo mandato quinquennale, mette in tensione una parte del campo macronista, che spinge per il suo mantenimento. “Sospendere è abrogare, bisogna smettere di giocare con le parole. Non possiamo permetterci di sventare la riforma delle pensioni”, ha avvertito su RMC il deputato dell’EPR Mathieu Lefèvre. Anche Laurent Wauquiez, il capo della destra, ha messo in guardia il governo dal rischio di “aggravare ulteriormente i deficit”. Il costo di una sospensione è stimato a circa 3 miliardi di euro solo per il 2025. François Bayrou, che ha programmato un nuovo “scambio” questo lunedì sera con Olivier Faure, farà il grande passo? A sinistra, al centro e a destra, i deputati martedì in emiciclo tenderanno l’orecchio per sapere se si pronuncia davvero la parola “sospensione”.

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