Mail della Sveglia del 9 gennaio 2025

Mail della Sveglia del 9 gennaio 2025
Mail della Sveglia del 9 gennaio 2025
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Dimenticati il ​​Black Friday, il Natale e i saldi, benvenuti nell’era della frugalità – o almeno di maggiore sobrietà. Per ovvi motivi economici o motivati ​​da considerazioni ambientali, sempre più di noi noleggiano, riparano, riciclano, prendono in prestito o favoriscono l’acquisto in negozi di seconda mano.

Una tendenza ampiamente riportata dalla stampa estera nelle ultime settimane e che ha trovato conferma anche durante le festività: a livello mondiale, il 68% dei consumatori prevede di dedicare parte del proprio budget ai regali di seconda mano. Un buon auspicio per il futuro perché, fin dal 1È Gennaio, una direttiva europea impone ai privati ​​e alle imprese di smistare tutti i prodotti tessili. “Evidentemente ora è vietato gettare nel sacco dei rifiuti residui vestiti vecchi, stracci o anche biancheria per la casa”, spiega il quotidiano belga La sera. Non è niente.

Questo cambiamento normativo riflette in realtà un profondo cambiamento di mentalità, una voglia di consumare diversamente che fa la gioia dello scrittore italiano Diego De Silva. “Stiamo assistendo a un ritorno al consumo dell’usato, quasi come se i giovani, soprattutto, si stancassero di arricchire i marchi più conosciuti e scoprissero il piacere di ottenere ciò di cui hanno bisogno senza dover spendere una fortuna per una camicia o un vestito. paio di scarpe”, ha scritto sul settimanale Specchio, ricordando con nostalgia la sua giovinezza, dove “L’usato era un modo di pensare popolare, che si opponeva alla dittatura della moda costosa”. Ci torneremmo quindi, anche se, spiega L’Atlantico, negli Stati Uniti siamo ancora lontani da una rivoluzione.

Abbiamo però scelto di dedicarvi il nostro dossier per questo primo numero del 2025, poiché sembra preoccuparci tantissimo. Con una riflessione di IL Repubblica (“Perché comprare quando tutto può essere affittato?”), una relazione del Giornale della Germania meridionale a Lipsia, nel magazzino di una piattaforma di e-commerce specializzata in prodotti culturali di seconda mano, o anche in un articolo di Custode sul mercato dell’usato che rivoluzionerebbe la moda. I grandi marchi lo hanno capito bene e si sono subito lanciati in questo mercato in forte espansione.

L’altro grande tema a cui dedichiamo cinque pagine in questo numero (e tanti altri articoli sul nostro sito che trovate qui), è il decennale degli attentati contro Charlie Hebdo, il 7 gennaio 2015, e contro l’Hyper Cacher a Porte de Vincennes, due giorni dopo. Due attentati che hanno scosso profondamente la Francia e ben oltre, scrive la stampa estera, e il cui ricordo sembra ancora così vicino.

Dieci anni fa, all’indomani dell’attentato, la redazione di Posta internazionale si è mobilitato per pubblicare un’edizione speciale dal titolo sobrio “Io sono Charlie” tradotto in più di quindici lingue, per esprimere l’emozione globale dopo la tragedia. Oltre alle prime reazioni della stampa estera, abbiamo pubblicato le vignette della stampa di tutto il mondo in omaggio alle vittime.

Dieci anni dopo, abbiamo deciso di chiedere nuovamente a otto dei nostri fumettisti abituali cosa ha cambiato per loro questo giorno disastroso, in particolare in termini di libertà di espressione.

Posta internazionale da oltre trent’anni privilegia largamente i disegni stampa, sia nelle copertine che nell’illustrazione degli articoli. Bertrams, Ramsés, Kichka, Chappatte, Bénédicte, Kroll, Celeste e Côté: tutti loro, nei loro disegni e nel breve testo che li accompagna, raccontano la paura che li ha colti il ​​7 gennaio 2015 e cosa è cambiato da allora. Estratti.

Benedetto: “Eravamo Charlie e ci entusiasmavamo all’idea. Poi l’ubriachezza degli anni Charlie ha lasciato il posto a un’autocensura soffocante. Nessuno è più Charlie, siamo tutti impegnati a cercare di esprimerci senza offendere”.

Patrick Chappatte: “La solitudine di Charlie Hebdo forse non è mai stato così grande. Come quello dei vignettisti della stampa in generale. Perché il cuore del bersaglio è un luogo solitario. Alle pressioni degli estremisti se ne aggiunsero altre, meno cruente, quella delle folle offese per questo o quello, quella dei pusillanimi caporedattori, per non parlare del grande ritorno della più antica, più provata di tutte le intimidazioni, quella di energia.”

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