l’essenziale
Di fronte all’orrore che si svolge sugli schermi questo 7 gennaio 2015, JB Bullet scrive una canzone, un grido, una reazione istintiva. Il suo “Je suis Charlie” diventerà l’inno di fronte alla tragedia e sarà visto milioni di volte. Dieci anni dopo, il notaio di oggi ricorda.
Un’inquadratura fissa, una voce profonda e secca come la sua chitarra, e parole dall’eco sproporzionata. Quando ha registrato il suo “Je suis Charlie”, alle 13 di questo mercoledì 7 gennaio 2015, Jean-Baptiste Bullet non prevedeva che la sua canzone sarebbe diventata un inno. “Il giorno dopo mi sono ritrovato su un televisore”, dice Tarbais, diventato notaio ma nell’animo ancora artista. “La cosa mi ha travolto. Ero a 800 km da questo dramma e sono passato dai miei 200 amici a Facebook che ha quasi 10 milioni di visualizzazioni. È stato molto frenetico. I miei cari erano preoccupati per me, con questo clima di attacco terroristico. E poi c’erano persone che ti facevano i complimenti, tanti, ma anche altre che dicevano. che stavo guadagnando soldi da questo dramma. Quando non ho mai monetizzato nulla, era impensabile.
Dieci anni dopo, JB ricorda questa “reazione istintiva” che lo ha spinto a scrivere questa canzone, questo grido. “Sono eventi a cui penso sempre. È stato un vero shock e purtroppo il primo di una serie. Ero sbalordito, come tutti gli altri. Sono rimasto molto toccato dal fatto che questa canzone parlasse alla gente. Per loro ero un po’ un messaggero. Era una tragedia che tutti noi dovevamo esprimere. È venuto giù molto velocemente. Questa canzone è stata una fase di lutto durata un periodo molto breve ma molto intenso”. Una canzone che JB Bullet non ha mai più cantato. “Trasmette tante cose e non ne sento il bisogno. Lo avrei fatto se me lo avessero chiesto, un po’ per dovere civico. Ma mi ci è voluto molto tempo per digerirlo. A 24 anni ero un ragazzino che fino ad allora scriveva canzoni umoristiche e terminava gli studi. Mi ha scosso molto più di quanto pensassi, anche se sono ancora orgoglioso e commosso.
“Ridere insieme e con tutti”
Dieci anni dopo, nonostante gli atti terroristici che hanno scosso il Paese, JB Bullet rimane un ardente difensore di Charlie Hebdo e della libertà. “Charlie è una persona che colpisce tutti e incarna i nostri valori fondamentali di libertà di espressione. Questo è prezioso in una società in cui oggi si ride meno per paura di offendere. bello ridere insieme e con tutti. Si tratta di comunicazione, scambio, condivisione. Purtroppo questi dieci anni non hanno portato alcun bene alla convivenza, ma hanno rafforzato la sfiducia. E per concludere, non senza ricordare i concerti al Théâtre des Nouveautés o al Pic du Midi: “È un peccato che non ci fidiamo di più degli altri…”
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