“La satira ha una virtù che ci ha aiutato a superare questi tragici anni: l’ottimismo. Se vogliamo ridere è perché vogliamo vivere. La risata, l’ironia, la caricatura sono manifestazioni di ottimismo, qualunque cosa accada, sia drammatica o allegra, la voglia di ridere non scomparirà mai. Charlie Hebdoa dieci anni dall’attacco jihadista che decimò parte della redazione, in un numero speciale in uscita martedì 7 gennaio.
In questo numero consultato da Franceinfo Cultura, il direttore esordisce facendo un’osservazione: “Dieci anni dopo, Charlie Hebdo è ancora lì. Anche le cause della tragedia. Così come la determinazione degli iscritti al giornale. La situazione geopolitica si è evoluta, addirittura peggiorata”. Il 7 gennaio 2015, dodici persone sono state uccise nell’attacco al settimanale da parte dei fratelli Kouachi, francesi che avevano giurato fedeltà ad Al-Qaeda. Tra loro, otto membri della redazione: i designer Cabu, Charb, Honoré, Tignous e Wolinski, la psicanalista Elsa Cayat, l’economista Bernard Maris e il correttore di bozze Mustapha Ourrad.
“Lo spirito di ‘Charlie’ inizia nell’età in cui ci rendiamo conto che siamo parte del mondo e che vogliamo farlo conoscere, attraverso disegni provocatori o testi infuocati.”
Rice, direttore di Charlie Hebdoeditoriale in numero speciale
Il settimanale afferma di aver ricevuto 350 disegni dopo il concorso internazionale di disegno per prendersi gioco di Dio e pubblica, in questo numero, quasi quaranta disegni provenienti da tutto il mondo, “il più efficiente e di successo”. “Grazie a tutti i fumettisti che hanno partecipato a questo concorso e non hanno avuto paura di scatenare l’ira divina ed emozionare coloro che sono illuminati dallo Spirito Santo”, nota Charlie Hebdo.
Tra i disegni, tra le rovine di Gaza, una madre dice al figlio: “Un dio va bene, tre ciao danno”, un altro firmato Ghib che fa dire un caricaturista “come si caricatura qualcosa che non esiste? Questa competizione è completamente stupida” o un vecchio che rappresenta Dio sdraiato su un divano che si lamenta con il suo psicanalista: “Non credo in me stesso”…
Charlie Hebdo pubblica i risultati di uno studio Ifop realizzato nel giugno 2024 per la Fondazione Jean-Jaurès, secondo cui il 76% dei francesi ritiene che “La libertà di espressione è un diritto fondamentale” e quello “La libertà di caricatura è una di queste”.
“Nel 2012, solo il 58% la pensava così. Un aumento di quasi il 20% in dodici anni non è niente. Possiamo definirlo un risveglio: non si tratta affatto che i francesi rinuncino al diritto della storia per fare la caricatura di tutti i poteri e di tutti i loro rappresentanti, tanto più quando la considerano in pericolo”, si rallegra Gérard Biard, sulle colonne di questo numero anniversario.
Il 62% degli intervistati si dice favorevole “diritto di criticare in modo oltraggioso una credenza, un simbolo o un dogma religioso”, rispetto al 50% di cinque anni fa. “E, contro ogni aspettativa, sono ancora il 53% tra i musulmani e il 59% tra i cattolici”, nota il caporedattore.
Il settimanale resta vigile. “Oggi, i valori di Charlie Hebdocome l’umorismo, la satira, la libertà di espressione, l’ecologia, il secolarismo, il femminismo per citarne solo alcuni, non sono mai stati così messi in discussione”, osserva Riis