Dopo aver negoziato la sua piattaforma di governo con partiti all’apice del loro potere politico e della loro impotenza politica, e mentre si interroga su cosa potrà fare con il Parlamento così com’è costituito. Oggi, il Primo Ministro nominato venerdì potrà rileggere utilmente il testimonianza resa il giorno prima da Bruno Le Maire davanti alla Commissione parlamentare d'inchiesta dell'Assemblea nazionale.
Interrogato sulla sua gestione del Ministero delle Finanze e sui suoi risultati dopo sette anni a Bercy, Bruno Le Maire ha risposto seccamente ai deputati che lo attaccavano sullo slittamento dei deficit: “Parlo davanti ai parlamentari che hanno appena votato […] 60 miliardi di spesa aggiuntiva” per il 2025, ha affermato. Un’Assemblea che adotta “tutte le nuove spese” ed “elimina tutti i risparmi”, perdendo “il senso della realtà economica” e mettendo la Francia nelle mani dei suoi creditori.
Certamente possiamo dubitare che Bruno Le Maire sia nella posizione migliore per dare una lezione ai suoi successori. Se si fosse dimesso la primavera scorsa, oggi sarebbe celebrato per la sua vista. Attrazione del potere? Orgoglio per i propri risultati economici e sul fronte occupazionale? Corsa per il record di longevità? Un po' di tutto in una volta. Ma soprattutto, l’ex capo di Bercy può incolparsi di non essere riuscito a imporre misure di risparmio e un bilancio rettificativo a un presidente Emmanuel Macron che è stato negligente riguardo alla spesa pubblica quando non è stato lui stesso a provocarla.
È in mezzo a questo panorama devastato, con attori che hanno perso ogni nozione di buona gestione e misurazione, che il Primo Ministro dovrà manovrare. La cattiva notizia è che non vediamo perché i deputati, ebbri del loro potere di far cadere i governi, dovrebbero improvvisamente rinunciare ai loro eccessi.