Questo voto, senza precedenti dal 1962, costrinse il Primo Ministro a dimettersi e fece precipitare il paese nell’incertezza politica e di bilancio.
Pubblicato il 04/12/2024 20:27
Tempo di lettura: 2 minuti
Fine della partita per Michel Barnier. Mercoledì 4 dicembre l'Assemblea nazionale ha adottato la mozione di censura presentata dal Nuovo Fronte Popolare (NFP). Il testo è stato votato da 331 deputati, cioè 43 in più rispetto alla maggioranza assoluta di 288 voti necessaria per la sua adozione. Questo voto costringe il Primo Ministro a dimettersi.
La mozione di censura è stata presentata lunedì in seguito all'applicazione dell'articolo 49.3 della Costituzione da parte di Michel Barnier per far approvare senza votazione la legge sul finanziamento della previdenza sociale. Una seconda mozione è stata presentata dall'Assemblea Nazionale, ma diventa irrilevante a causa dell'adozione della prima.
Questa situazione politica non ha precedenti da più di sessant’anni. Prima del voto di mercoledì, era stata adottata una sola mozione di censura, nell'ottobre 1962, che portò alle dimissioni del governo Georges Pompidou. Allora il generale de Gaulle reagì immediatamente pronunciando lo scioglimento dell'Assemblea nazionale. Ma oggi Emmanuel Macron non può fare lo stesso. La Costituzione ne vieta lo scioglimento prima della scadenza del termine di un anno dopo le elezioni legislative.
Prima del voto, Emmanuel Macron aveva detto che non lo avrebbe fatto “non credere al voto di censura”indicando a “cinismo insopportabile” della RN se aggiungesse i suoi voti a quelli del PFN. Michel Barnier aveva sottolineato, su TF1 e France 2, che ogni deputato aveva “una parte di responsabilità”, sperando che prevalga “il miglior interesse del Paese”. I deputati hanno deciso altrimenti rovesciando il governo, appena tre mesi dopo l'arrivo a Matignon di Michel Barnier.