I sindacati chiedono uno sciopero nelle scuole francofone il 26 novembre. Il mondo della didattica non digerisce la fine degli incarichi ed è preoccupato per il futuro della qualifica. Le misure di riduzione dei costi annunciate nelle università e nelle scuole superiori mettono in allerta anche gli operatori dell’istruzione superiore.
La rabbia covava da settimane. Là Dichiarazione di politica comunitaria (CPD)presentato dal nuovo tandem MR-Engagés a metà luglio, ha acceso la polvere. IL tagli al bilancio annunciati a fine ottobre furono il colpo finale. Per il mondo dell’insegnamentoè troppo: dovremo incrociare le braccia, tutti insieme, il 26 novembre.
L’indire lo sciopero dei sindacati interviene mentre il governo della Federazione Vallonia-Bruxelles lavora ad a progetto di decreto programmatico che copre varie disposizioni relative all’istruzione. Il testo, approvato in prima lettura la scorsa settimana, è stato recentemente presentato alle parti sociali, agli Enti organizzatori (OP) e alle associazioni dei genitori, non senza sudare freddo. “Questo progetto preliminare di decreto è sgradevole, decide Roland Lahaye, segretario generale della CSC Educational termine di una riunione di negoziazione con i gabinetti del Ministro-Presidente Elisabetta Degrise (Les Engagés) e il Ministro dell’Istruzione Valerie Glatigny (SIG). Non contiene nessuna misura sociale e attacca tutte le fasi del razzo.” E Luc Toussaint, presidente del CGSP-Enseignementper aggiungere: «Dei 69 articoli del decreto, circa sessanta ci riguardano». Insomma, la rabbia del settore, palpabile già quest’estate dopo l’annuncio del fine degli incarichi dei docentioggi si ritrova decuplicato. “Lo sciopero è diventato inevitabile”, riassume Roland Lahaye.
Concretamente, il fonti di preoccupazione del mondo dell’insegnamento si può riassumere cinque punti.
1. La ristrutturazione dell’istruzione qualificante
Il grande perdente del bilancio 2025 è senza dubbio istruzione qualificante. Parecchi risparmio sono previste dal governo, a partire da a diminuzione del 3% dello standard di supervisione (il NTPP in termini tecnici, cioè il numero totale di periodi di insegnamento). Accesso al 7° professionista saranno inoltre limitate: ad eccezione di alcuni settori, gli studenti già in possesso di un CESS o di un altro diploma non potranno più immatricolarsi e verranno reindirizzati verso l’istruzione superiore, la formazione alternanza o la promozione sociale. È anche una questione di rifiutare la registrazione in 3e e 4e secondario degli studenti adulti che hanno abbandonato la scuola dell’obbligo per un anno. Infine, alcuni opzioni poco affollate sono destinati a scomparire.
In totale, i tagli al budget ammontano a più di 15 milioni di eurosecondo il Segretariato per l’Educazione Cattolica (SeGEC). “È deplorevole, soprattutto dal momento che 7° professionista hanno dimostrato la loro valore aggiuntocon giovani talenti che si diplomano ogni anno, si rammarica Alexandre Lodeznuovo segretario generale del SeGEC. Istruzione qualificante, al di là della sua missione addestrativaprevede inoltre a quadro educativo essenziali per lo sviluppo dei giovani, che altri operatori formativi non garantiscono”. Anche le misure annunciate suscitano timori scomparsa di 450 posti di lavoro e il pericolo per diverse scuole che “potrebbero fallire”, deplorano i sindacati.
2. Misure di risparmio nell’istruzione superiore
Un fatto abbastanza raro da poter essere sottolineato: il stakeholder dell’istruzione superiore potrebbe anche unirsi al movimento lamentoso dal 26 novembre, a causa delle minacce che pesano anche sul settore. “C’è fuoco su ogni pianopertanto l’appello allo sciopero viene lanciato dall’A ampio fronte comune sindacaleche comprende la scuola dell’obbligo, il personale universitario, amministrativo e operaio, insiste Roland Lahaye. Tutti sono pronti a mobilitarsi”. Il progetto preliminare di decreto prevede in particolare tagliato di 6,5 milioni di euro finanziamenti alle università (3 milioni), alle scuole superiori (3 milioni) e agli istituti artistici superiori (0,5 milioni). Un definanziamento compensato dall’ aumento delle tasse per gli studenti extraeuropeichi potrebbe pagare fino a 4.500 euro all’anno studiare in un istituto belga. Un annuncio che fa appello al SeGEC. “È come se fossimo partiti da uno logica della solidarietà nord-sud ad a logica della solidarietà sud-nord», si chiede Alexandre Lodez. Altre preoccupazioni: l’Ares (Accademia di Ricerca e di Alta Formazione) e l’ FNRS (Fondo per la Ricerca Scientifica) rischiano anch’essi di vedere diminuire le proprie risorse, facendo temere a differimento degli oneri sulle finanze degli istituti di istruzione superiore.
3. La fine delle candidature
Sebbene annunciato a metà luglio, la fine degli incarichi a favore di un contratto a tempo indeterminato resta difficile da digerire per il mondo dell’insegnamento. Se il provvedimento non dovesse vedere la luce prima dell’inizio dell’anno scolastico 2027, preoccupa i sindacati che lo stanno proponendo rivendicazione centrale della loro azione del 26 novembre. Questo cambiamento di regime statutario non dovrebbe, tuttavia, portare a nessuna perdita di diritti per gli insegnanti (soprattutto in materia di pensioni), assicura il governo. Non abbastanza per rassicurare il CGSP-Insegnamentoche promette una campagna di azioni mirate su questo tema per tutto il mese di gennaio 2025.
4. Taglia continuamente
Oltre alle misure di risparmio sopra citate, i sindacati deplorano la “politica di austerità” istituito dal governo MR-Engagés. I rappresentanti degli insegnanti sono generalmente preoccupati per la riduzione delle risorse per l’istruzione rete ufficiale dell’istruzione Vallonia-Bruxelles (WBE)restrizioni di bilancio per ristrutturazione degli edifici scolastici, o anche il pericolo per l’istruzione gratuita.
5. Il metodo di comunicazione
Al di là del fondo, il forma impiegato dal coalizione Azzurra viene anche individuato. Riguardo alla bozza di decreto programma, i sindacati denunciano la comunicazione tardiva et l’emergenza in cui si svolgono le trattative, “non conformi allo spirito della legge”. “Il governo va avanti stile ussaro con cadenze infernali per far votare il suo testo”, si lamenta Roland Lahaye. Da parte sua, il SeGEC si rammarica che siano in corso le discussioni legate alle qualificazioni al di fuori del quadro stabilito dal comitato del Patto di Eccellenza, che tuttavia si riunisce settimanalmente. “È estremamente sconcertante in termini di metodo”, sottolinea Alexandre Lodez. Questo dà l’impressione che ci sia niente più patto per la qualificazione. Il governo sta dando un colpo del temperino nella metodologia messa in atto da anni.”
Di fronte a questa constatazione, il SeGec non esclude di aderire al movimento di malcontento il 26 novembre. Concretamente, questa giornata di azioni prenderà la forma di picchetti intorno alle scuole, con un’enfasi su consapevolezza del cittadino attraverso la distribuzione di volantini. Non si parla di una processione per le vie della capitale.