Dopo otto trattative, alla fine della scorsa settimana i sindacati e i datori di lavoro sono riusciti a concordare due trattative importanti, quella sull'assicurazione contro la disoccupazione e quella sull'occupazione degli anziani. Quest’ultima domanda era stata quella grande dimenticata nella riforma pensionistica del 2023 guidata da Élisabeth Borne, l’ex primo ministro.
Sfide ha intervistato Franck Morel, avvocato associato di Flichy Grangé Avocats ed ex consigliere sociale di Edouard Philippe durante la sua permanenza a Matignon. È autore di un rapporto per l'Istituto Montaigne sull'occupazione degli anziani.
Franck Morel- In Francia, il tasso di occupazione degli anziani è aumentato costantemente negli ultimi 20 anni, dal 32% nel 2000 al 68% nel 2024 (per la fascia di età 50-64 anni). Il livello più alto degli ultimi cinquant’anni. Tuttavia, questo aumento significativo è dovuto principalmente alle successive riforme pensionistiche che hanno creato un forte incentivo per le persone di età compresa tra i 55 e i 64 anni a rimanere nel mondo del lavoro. Inoltre, l’attivazione di questa unica leva dell’allungamento dell’età pensionabile è insoddisfacente perché gli effetti sono limitati. Il punto cieco di queste riforme è anche il mantenimento o il ritorno al lavoro di dipendenti esperti che ad un certo punto sono caduti nella disoccupazione o nell’inattività forzata.
Sì, innegabilmente, sta andando nella giusta direzione. Pone gli elementi costitutivi che miglioreranno l’occupabilità degli anziani e costituisce un insieme coerente. Si tratta di un buon punto di partenza che dovrà essere recepito in legge passando al Parlamento nei prossimi mesi.
Sì, dobbiamo rispondere al timore degli imprenditori di non potersi separare da un dipendente una volta raggiunto il diritto alla pensione. Attualmente una persona può restare nel proprio posto di lavoro fino a 70 anni senza che l’azienda possa dire nulla. Questo contratto di miglioramento dell'esperienza consente a un'azienda di separarsi da un dipendente una volta raggiunta l'età legale per la pensione completa. Del resto non bisogna lasciarsi ingannare: attualmente il 90% dei 60-64enni ha un contratto a tempo determinato. Certo, c’era il contratto senior a tempo determinato ma è poco conosciuto ed è troppo rigido e quindi poco utilizzato dalle aziende.
Sì, ho proposto di sperimentare per i dipendenti over 55 il diritto di usufruire di orari di lavoro parziali, flessibili e progressivi, prendendo l'esempio del lavoro familiare a tempo parziale. Per restare nel mondo del lavoro, infatti, gli anziani sono pronti a fare delle concessioni sull’orario di lavoro, o anche sulla retribuzione. Inoltre, il lavoro part-time è abbastanza diffuso tra gli anziani (22,6%) e volontario (63%). Lì, la bozza di accordo consente a un dipendente di età superiore ai 60 anni di richiedere un lavoro part-time specifico per pianificare la propria fine carriera. Il bonus di pensionamento servirà a compensare la perdita di stipendio legata a questo cambiamento.