È interessante notare che questi due vincitori seguono un percorso alquanto atipico per i Premi Nobel in fisica. In effetti, il loro lavoro si trova al confine tra fisica, informatica e neuroscienza. Questo è ciò che dà loro tutta la loro forza: sono stati in grado di utilizzare concetti di fisica per modellare il funzionamento del cervello e applicarli all’informatica. Questo approccio interdisciplinare ricorda quello di Alan Turing, considerato il padre dell’informatica moderna.
Anche lui seppe collegare matematica, biologia e informatica per gettare le basi teoriche dell’intelligenza artificiale negli anni Cinquanta. Geoffrey Hinton non sta infatti ricevendo il suo primo prestigioso premio. Nel 2018 aveva già ricevuto il Premio Turing (spesso soprannominato il “Nobel dell’informatica”) insieme a Yoshua Bengio e Yann LeCun, altri due pionieri dell’apprendimento automatico.
Quindi, questo Premio Nobel, una consacrazione per l’IA? Certamente ! Ma ci ricorda anche che i principali progressi tecnologici di oggi spesso si basano su un lavoro fondamentale svolto decenni fa. Una buona scusa per approfondire l’affascinante storia di questa disciplina che plasma il nostro presente e il nostro futuro.
