Riad: la COP16 ha visto impegni finanziari senza precedenti, superiori a 12 miliardi di dollari, per iniziative volte a risanare il territorio e rafforzare la resilienza alla siccità, con l’Arabia Saudita in testa.
Organizzato a Riad dal 2 al 13 dicembre sul tema “La nostra terra. Our Future”, la COP16 ha riunito più di 196 paesi e numerose organizzazioni internazionali. Questo evento ha segnato un passo cruciale nella lotta contro le sfide ambientali globali, che mettono a rischio miliardi di vite.
Tra gli impegni finanziari annunciati durante l’evento, si è distinto l’Arab Coordination Group con un impegno di 10 miliardi di sterline per sostenere iniziative globali per combattere il degrado del territorio, la desertificazione e la siccità.
Altri contributi degni di nota includono 1 miliardo di dollari forniti dal Fondo OPEC e dalla Banca islamica per lo sviluppo, nonché 150 milioni di dollari impegnati dall’Arabia Saudita.
Un’eredità di azione e collaborazione
Il ministro saudita dell’Ambiente e presidente della COP16 Abdulrahman Al-Fadhley hanno aperto la conferenza con un appello a rafforzare la collaborazione internazionale per combattere la desertificazione, con particolare attenzione alle regioni più colpite dal cambiamento climatico.
“Il Medio Oriente, una delle regioni più gravemente colpite da queste sfide, è determinato a svolgere un ruolo di primo piano attraverso la collaborazione e l’innovazione”, ha affermato Al-Fadhley.
Ha sottolineato che la Vision 2030 dell’Arabia Saudita è il pilastro centrale dell’agenda verde del Regno.
Questa visione mira a ripristinare 40 milioni di ettari di terreno degradato, estendere le riserve nazionali al 30% del territorio e aumentare la quota di energie rinnovabili al 50% nel mix energetico entro il 2030.
L’iniziativa verde saudita, lanciata nel 2021, ha già piantato 95 milioni di alberi e ripristinato 111.000 ettari di terreno.
Il presidente uscente della COP15 Alain-Richard Donwahi della Costa d’Avorio ha lanciato un appello urgente all’azione, mentre il segretario esecutivo del CCD Ibrahim Thiaw ha ricordato che quasi il 40% del territorio del pianeta è degradato, colpendo più di 3 miliardi di persone in tutto il mondo.
Ha avvertito che l’incapacità di affrontare il degrado del territorio potrebbe portare a un peggioramento dell’insicurezza alimentare, dei conflitti e della migrazione forzata.
La dichiarazione politica di Riad
Uno dei principali risultati della COP16 è stata l’adozione della Dichiarazione politica di Riyadh, un documento redatto dal nuovo gruppo Amici della Presidenza.
Questa dichiarazione stabilisce un quadro globale per il ripristino del territorio, lo sviluppo della resilienza alla siccità e la gestione sostenibile del territorio a livello globale. Illustra l’impegno dell’Arabia Saudita nel promuovere la cooperazione internazionale e nel raggiungere risultati concreti nella lotta contro la desertificazione.
Il viceministro dell’Ambiente del Regno, Osama Faqeeha, ha sottolineato l’importanza di questo sforzo di collaborazione, affermando: “Il gruppo Amici della Presidenza sta assicurando che i risultati della COP16 non siano semplici promesse, ma misure concrete a favore della sostenibilità globale”.
Faqeeha ha inoltre sottolineato l’urgenza di attrarre investimenti del settore privato per colmare il gap finanziario annuale stimato di 355 miliardi di dollari necessario per il ripristino del territorio a livello globale.
“L’economia della ristorazione ha il potenziale per generare trilioni di dollari in benefici economici, ma ciò richiede l’impegno attivo di tutti i settori”, ha affermato Faqeeha.
Il Ministro degli Investimenti Khalid Al-Falih ha annunciato tre importanti progetti di energia rinnovabile sviluppati in collaborazione con aziende francesi, evidenziando la crescente influenza del Regno nel mercato globale della finanza verde.
“Il futuro della finanza è verde e l’Arabia Saudita si sta posizionando come un hub globale per gli investimenti sostenibili”, ha affermato Al-Falih.
Progetti innovativi e iniziative di sostenibilità
L’Arabia Saudita ha presentato diversi progetti di trasformazione volti a bilanciare la crescita economica e la preservazione dell’ambiente.
La Strategia nazionale di sostenibilità del Mar Rosso è un progetto iconico volto a proteggere il 30% degli ecosistemi marini e costieri della regione entro il 2030. Si prevede che contribuirà con 8,78 miliardi di dollari all’anno all’economia e genererà 120.000 posti di lavoro.
John Pagano, CEO di Red Sea Global, ha sottolineato l’impegno del progetto a favore del turismo rigenerativo e delle energie rinnovabili. “Stiamo piantando 50 milioni di alberi di mangrovie e rafforzando la protezione delle barriere coralline, in linea con la nostra visione di sviluppo sostenibile”, ha affermato Pagano.
Con un annuncio storico, la King Abdullah University of Science and Technology (KAUST) ha inaugurato il Centro internazionale di ricerca sull’acqua, volto ad affrontare le sfide globali legate alla scarsità d’acqua e all’inquinamento.
Il centro svilupperà soluzioni idriche innovative in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente, dell’Acqua e dell’Agricoltura.
L’inviato saudita per il clima Adel Al-Jubeir ha sottolineato il legame tra degrado del territorio e migrazione forzata, sottolineando che 100 milioni di ettari di terra vengono persi ogni anno, esacerbando gli sfollamenti e le crisi di sicurezza.
“Quando le persone non riescono più a produrre cibo, migrano, il che crea tensioni e conflitti”, ha avvertito Al-Jubeir. Il signor Thiaw dell’UNCCD ha condiviso queste preoccupazioni, affermando che il ripristino del territorio è essenziale per garantire stabilità e sicurezza globali. Giornate tematiche e dialoghi chiave.
La COP16 ha evidenziato diverse giornate tematiche dedicate a questioni chiave, tra cui i sistemi agroalimentari sostenibili, la resilienza alla siccità e la conservazione dei pascoli.
La Giornata dei sistemi agroalimentari è coincisa con la Giornata mondiale del suolo, sottolineando che le pratiche agricole non sostenibili potrebbero portare a un calo del 10% dei rendimenti agricoli globali entro il 2050.
Faqeeha ha chiesto di reindirizzare i sussidi agricoli dannosi verso pratiche sostenibili per evitare un ulteriore degrado.
I giovani e la tecnologia hanno avuto un posto centrale nelle discussioni della COP16. Il vivace ecosistema di startup dell’Arabia Saudita, supportato da iniziative come “The Garage” e Vision 2030*, ha illustrato come l’imprenditorialità può diventare un motore chiave della sostenibilità.
Il principe Khaled bin Alwaleed, CEO di KBW Ventures, ha sottolineato la sinergia tra capitale di rischio e sviluppo sostenibile, mentre Robert Wilt, CEO di Ma’aden, ha evidenziato il ruolo dell’estrazione responsabile nella transizione energetica globale.
Collaborazione globale e leadership regionale
La conferenza ha accolto partecipanti di alto livello, tra cui la vicesegretaria generale delle Nazioni Unite Amina Mohammed, che ha chiesto di intensificare gli sforzi di ripristino e di rafforzare la cooperazione internazionale.
Il sindaco di Riyadh Faisal bin Abdul Aziz bin Ayyaf ha sottolineato l’ambizione di Riyadh di fungere da modello per lo sviluppo urbano sostenibile.
La rappresentante dell’Ungheria ha elogiato la COP16 per aver affrontato la questione dell’uguaglianza di genere, riconoscendo il ruolo essenziale delle donne nella lotta alla desertificazione.
Le discussioni hanno inoltre evidenziato la necessità di una cooperazione internazionale per affrontare sfide comuni, come le tempeste di sabbia e polvere, la siccità e il degrado del territorio.
Una via da seguire
Ospitando con successo la COP16, l’Arabia Saudita ha dimostrato la sua ambizione di definire politiche ambientali globali rafforzando al contempo il proprio impegno per l’innovazione e la sostenibilità.
Mentre l’attenzione si rivolge alla COP17 in Mongolia, lo slancio creato a Riyadh promette di stimolare azioni concrete verso il ripristino del territorio, la resilienza alla siccità e un futuro più sostenibile per tutti.
Questo testo è la traduzione di un articolo pubblicato su Arabnews.com