lezioni da trarre dal discorso di politica generale di Michel Barnier

lezioni da trarre dal discorso di politica generale di Michel Barnier
lezioni da trarre dal discorso di politica generale di Michel Barnier
-

Avendo a disposizione più di un’ora per la sua dichiarazione di politica generale davanti all’Assemblea nazionale, il primo ministro Michel Barnier ha tracciato una tabella di marcia molto vaga, nell’interesse di non alienare nessuno. Sembra aver convinto solo la sua famiglia politica, la LR.

Non sognava una standing ovation, Michel Barnier voleva semplicemente non essere fischiato. Da questo punto di vista possiamo considerare l’operazione riuscita.

Il Primo Ministro, che martedì ha pronunciato il suo discorso di politica generale all’Assemblea nazionale, è stato a malapena gratificato da alcuni sbalzi d’umore da sinistra. “Era un discorso assonnato” – sussurra Eric Coquerel all’uscita.

Sono esattamente le 15 quando Michel Barnier esordisce con voce un po’ rauca: “In questo momento, ricordo l’ordine di missione che il generale de Gaulle scrisse al suo aiutante di campo da Londra nel 1942: “Vi chiedo di fare molto con poco, partendo quasi dal nulla”…

Gridano i deputati di sinistra, brandendo le loro tessere elettorali in modo da significare che il voto degli elettori non è stato rispettato. Questo sarà il loro unico successo.

“Tante generalità”

Michel Barnier arriva molto rapidamente al nocciolo della questione: “La mia tabella di marcia si basa su una doppia esigenza: la riduzione del nostro doppio debito di bilancio ed ecologico. Senza coraggio adesso, questa spada di Damocle peserà gravemente sulla testa dei nostri figli e nipoti”.

I toni sono fermi ma il premier resta vago sui rimedi da adottare. Afferma solo di volere “ridurre le spese”richiedono uno sforzo “bersaglio” et “limitato nel tempo” A “aziende grandi e molto grandi che realizzano profitti significativi” e intende richiedere a “contributo eccezionale ai francesi più fortunati”.

Nient’altro che molto consensuale. Seduto nell’emiciclo, un deputato macronista ci scrive: “Che generale!!!” Michel Barnier parla già da 26 minuti.

Il consenso sempre

Egli sfiora appena la questione della riforma delle pensioni: “Dobbiamo tornare al lavoro” dice mentre la sinistra canta debolmente “abrogazione, abrogazione”.

Prende il sopravvento il torpore. Un lungo passaggio sui territori d’oltremare ha la meglio sui deputati che reagiscono appena quando l’inquilino di Matignon annuncia che il disegno di legge costituzionale volto a modificare l’elettorato della Nuova Caledonia alla fine non sarà presentato al Congresso.

Marine Le Pen applaude addirittura le linee rosse tracciate dal relatore: “non ci sarà tolleranza verso il razzismo, l’antisemitismo, la violenza contro le donne…”

Il consenso corre sempre il rischio della banalità. “Il discorso è più lungo del mandato”, grida un deputato seduto sui banchi di sinistra mentre Michel Barnier ammette: “Questo governo non farà miracoli”.

Dopo aver assicurato di desiderare”servizi pubblici di qualità”, “rafforzare l’attrattività della missione didattica” et “lotta contro i deserti della medicina”, il capo del governo aggiunge che lo vuole “controllare meglio i nostri confini” consentendo “ripristinare i controlli”.

Parlamentari frustrati

Non abbastanza per soddisfare Marine le Pen che per prima ha risposto: “La Rn ha fatto una scelta responsabile rifiutandosi di censurare a priori il vostro governo, noi ci atterremo a questa tabella di marcia, ma non dovete accontentarvi di una dichiarazione di intenzioni come quella di oggi”.

I presidenti dei gruppi, che non avevano alcuna indicazione sul contenuto del discorso, hanno dovuto quasi improvvisare la loro risposta. Anche Gabriel Attal ha voluto fare chiarezza “che nessun sostegno può essere dato per scontato.”

Quanto ai presidenti dei gruppi del Nuovo Fronte Popolare, hanno tentato di denunciare “la grave colpa politica e istituzionale” commesso da Emmanuel Macron nominando Michel Barnier a Matignon.

Due piani più in basso, nella sala delle quattro colonne, i deputati esprimono soprattutto la loro frustrazione: “Potremmo trovare vuoto questo discorso”sorride il macronista Ludovic Mendes.

“Gabriel Attal alla fine non si è nemmeno alzato”, sottolinea il socialista Jérôme Guedj. Solo i deputati della LR, infatti, hanno applaudito l’ex commissario europeo. Segno del debole appoggio di cui dispone il nuovo inquilino di Matignon nell’emiciclo.

-

PREV Bruno Retailleau avrà l’ultima parola?
NEXT Tom e Lola (Stagione 1, episodi 1 e 2): commedia poliziesca mediterranea