Quando l’attivismo va fuori strada a scapito dell’unità nazionale

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IOCi sono linee rosse che non possono essere oltrepassate. Aziz Ghali, presidente dell’Associazione marocchina per i diritti umani (AMDH), li ha semplicemente calpestati con sconcertante leggerezza. In una uscita mediatica questo fine settimana, ha chiesto un referendum di autodeterminazione nel Sahara marocchino. Una posizione che rasenta la provocazione e allinea l’associazione che rappresenta alle tesi dei separatisti del Polisario.

Infatti, in un recente podcast con Talks 2, Ghali ha espresso senza mezzi termini la sua opposizione all’iniziativa di autonomia del Marocco, acclamata a livello internazionale come l’unica soluzione realistica e credibile. Ha preferito agitare la chimera di un referendum, un’idea sepolta per anni dall’impossibilità stessa della sua attuazione. “Per quanto riguarda la questione del Sahara, difendiamo una soluzione negoziata che escluda la proposta marocchina di autonomia”. Queste osservazioni, lungi dall’essere una semplice discrepanza linguistica, sono simili a una presa di posizione contro l’integrità territoriale del Marocco. E questo, sotto la copertura di una difesa dei diritti umani che non inganna nessuno.

Questa uscita pubblica fa parte di una serie di dichiarazioni tendenziose che mettono in dubbio la reale indipendenza di Ghali e dell’AMDH di fronte alle agende straniere. Invece di affrontare le questioni reali, come i diritti delle popolazioni sahariane nei campi di Tindouf, Ghali sceglie di rilanciare tesi che dividono e indeboliscono l’unità nazionale.

Il caso Gdim Izik, menzionato nel suo intervento, illustra chiaramente questo doppio discorso. Aziz Ghali sembra dimenticare le violenze commesse contro la polizia, dove hanno perso la vita 11 agenti in condizioni atroci. Ha minimizzato questi atti e li ha giustificati con il pretesto dei diritti umani. Diritti che, va ricordato, non possono essere negoziati. Includono il diritto alla vita, alla dignità e alla sicurezza. Il presidente dell’AMDH si dimostra quindi incapace di onorare i principi che pretende di difendere.

Un AMDH che perde l’orientamento

L’AMDH, un tempo rispettato per il suo ruolo nella difesa dei diritti umani, sembra ora allontanarsi dai suoi obiettivi iniziali. Sotto la presidenza di Ghali si ha l’impressione di favorire le battaglie ideologiche a scapito delle preoccupazioni dei marocchini. Questo spostamento non fa altro che rafforzare la sensazione di disconnessione tra l’associazione e le realtà sul campo.

Il capitolo Ghali, per quanto rumoroso, non deve distogliere l’attenzione dall’essenziale: la costruzione di un Marocco inclusivo e resiliente, dove i diritti umani non siano slogan, ma una realtà vissuta da tutti. Per quanto riguarda l’AMDH, prima o poi dovrà affrontare questa domanda cruciale: vuole continuare sulla strada dell’isolamento ideologico o tornare a diventare la voce forte e credibile di una volta?

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