Pubblicato l’11 dicembre 2024 alle 16:41 / Modificato l’11 dicembre 2024 alle 16:43
5 minuti. lettura
Il verde è il suo ideale. Come i trovatori del Medioevo, Coline Serreau aspira a una primavera allegra che esorcizzi il demone delle sottomissioni programmate. Basti pensare ai titoli dei suoi film, Cosa aspettiamo per essere felici! (1982), Tre uomini e una culla (1985), Soluzioni locali per il disordine globale (2010), per misurare la propria coerenza nel non disperare.
Resistere è il mantra di questo direttore di coro, un protestante culturale, per il quale Bach è un dio. Come Charlie Chaplin, il paladino della sua giovinezza, individua tic e turpitudini, mentre disegna un’inedita mappa della Tenera come nella sua formidabile Crisi, un film diventato un’opera teatrale – è stato suo figlio Samuel Tasinaje ad adattarlo con lei – prodotto con gioia da Jean Liermier al Théâtre de Carouge. Una brigata di attori magnificamente sintonizzati, tra cui Simon Romang, Romain Daroles, Camille Figuereo e Brigitte Rosset, succede a Vincent Lindon, Patrick Timsit, Zabou Breitman e Maria Pacôme.
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