A margine del Business Forum MAKUTANO 2024 a Kinshasa, Henry Wazne, amministratore delegato di Sofibanque, ripercorre le prestazioni della sua banca, ora al quarto posto nel mercato congolese. In questa intervista affronta le principali sfide del settore bancario della RDC: l’uscita dalla lista grigia del GAFI, la dedollarizzazione dell’economia e l’integrazione finanziaria regionale.
Come si presenta Sofibanque?
Sofibanque, creata nel 2010 a Kinshasa, è oggi una delle principali banche della Repubblica Democratica del Congo. Secondo gli ultimi dati ufficiali, in soli dieci anni è diventata la quarta banca del Paese in termini di bilanci, con un totale di circa 1,2 miliardi di dollari. I nostri risultati sono solidi poiché il reddito bancario netto ha raggiunto circa 28 milioni di dollari e il reddito bancario netto è in forte aumento, avvicinandosi ai 70 milioni di dollari. Vantiamo inoltre uno dei migliori rapporti di solvibilità e liquidità sul mercato. Abbiamo vinto il premio “Bank Game Changer” di Forbes nel 2023 non solo grazie alle nostre performance ma anche grazie al nostro impegno per lo sviluppo del Paese.
Lo scorso ottobre, la plenaria della Financial Action Task Force (GAFI) ha esaminato i progressi compiuti dalle autorità congolesi per completare il loro piano d’azione entro il termine concordato al fine di rimuovere la RDC dalla lista grigia dei paesi sotto sorveglianza rafforzata. In che modo, secondo lei, questa lista costituisce un ostacolo o un motore per la RDC?
Innanzitutto l’inserimento nella lista grigia non è una sanzione definitiva. Inoltre, quando siamo stati inseriti in questa lista, non significava che fossimo già stati nella lista bianca. Il trattamento del paese non fu migliore. Oggi, essere nella lista grigia ci dà almeno una tabella di marcia, una serie di azioni da attuare. Sono stati fatti progressi e occorre fare di più. Ho appreso inoltre con soddisfazione che nel 2023, delle 23 misure richieste, 17 sono già in fase di attuazione. Cenaref e la Banca Centrale stanno lavorando instancabilmente per risolvere le restanti questioni entro maggio 2025.
Quale dovrebbe essere il ruolo del settore bancario nel rimuovere la RDC da questa lista?
Naturalmente abbiamo un ruolo da svolgere. Parlo qui in qualità di Primo Vicepresidente dell’Associazione bancaria congolese. Il settore bancario ha già compiuto molti sforzi per conformarsi agli standard internazionali. Abbiamo professionalizzato notevolmente il settore e stabilito una forte collaborazione con la Banca Centrale e Cenaref, che ci supervisiona nella lotta al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo. Questa collaborazione è essenziale per raggiungere gli obiettivi fissati dal GAFI.
Come si sta adattando la vostra banca per soddisfare i requisiti di conformità locali e internazionali, in particolare per quanto riguarda gli standard e i regolamenti internazionali e locali?
Abbiamo investito in modo significativo nelle nostre risorse umane, formando il nostro personale e avvalendoci di consulenze a livello locale e internazionale. Abbiamo inoltre rafforzato i nostri sistemi informatici e i nostri strumenti di prevenzione, filtraggio e gestione delle liste. Continuiamo a investire, anche nell’intelligenza artificiale e in altre tecnologie, per fornire aggiornamenti regolari per garantire la conformità. C’è ancora molto da fare e siamo determinati a portare avanti questo impegno.
Che cosa, secondo lei, ritarda la dedollarizzazione dell’economia nonostante le numerose misure adottate dalle autorità?
Gran parte del problema risiede nella terminologia. Il termine “dedollarizzazione” fa spesso paura, ma non si tratta di vietare l’uso del dollaro. Abbiamo la fortuna di avere una valuta stabile che ci consente di effettuare transazioni in dollari, e questo rappresenta un’opportunità. L’obiettivo non è vietare il dollaro, ma piuttosto promuovere l’uso del franco congolese. Ciò potrebbe comportare incentivi, come rendere le transazioni in dollari più costose rispetto a quelle in franchi, o limitare determinate transazioni a un importo specifico, ad esempio da 1.500 a 2.000 dollari, che potrebbe essere regolato solo in franchi congolesi. L’idea è quella di promuovere l’uso del franco senza vietare l’uso del dollaro.
Quali sono le vostre azioni per facilitare il commercio intra-africano?
Questa è un’area più complessa. Sebbene esistano iniziative per facilitare i flussi finanziari tra i paesi africani, siamo ancora lontani da ciò. Il volume di queste transazioni rappresenta una piccola parte dei nostri scambi finanziari. Tuttavia, penso che i paesi africani abbiano ancora molto lavoro da fare per rafforzare questi scambi. La leadership della RDC può svolgere un ruolo fondamentale in questo processo. Inoltre, in molte classifiche recenti, le banche congolesi compaiono di più, il che dimostra la crescente influenza della RDC. Dobbiamo sfruttare questi punti di forza. Le banche congolesi rappresentano una vera leva per l’economia ed è importante sostenerle e incoraggiarle in questo processo.