Mentre a maggio parlava di 130 piani sociali che rappresentano 33.021 posti di lavoro diretti eliminati o “fortemente minacciati” (60.000 tra subappalto e lavoro temporaneo), poi all’inizio di novembre di quasi 200 piani sociali e 150.000 posti di lavoro minacciati da un “violento spargimento di sangue industriale” , Sophie Binet parla ora di “quasi 250 piani di licenziamento in preparazione, che riguardano tra 170.000 e 200.000 posti di lavoro”, in questa intervista prima della conferenza stampa sul settore, che terrà mercoledì pomeriggio.
“Un'onda di marea”
Questo conteggio, effettuato sulla base del feedback degli attivisti sindacali dei lavoratori, non sorprende che riguardi settori in crisi come quello automobilistico e aerospaziale, ma anche la grande distribuzione, secondo il capo del sindacato. Teme “un'onda anomala” nei prossimi mesi, temendo piani a cascata: “questi piani si realizzano soprattutto nelle grandi aziende, le ristrutturazioni rischiano di avere conseguenze sui piccoli subappaltatori, molto più numerosi”, avverte la leader della CGT.
Per spiegare questa ascesa al potere, Sophie Binet cita “la responsabilità delle grandi imprese”, che secondo lei “hanno scelto, durante il periodo dell'inflazione, di aumentare i loro margini e i loro prezzi per aumentare i loro dividendi”, con la conseguenza di un calo negli investimenti, calo dei salari a euro costanti “e quindi riduzione dei consumi”. Contesta anche la politica dell'offerta perseguita a partire dal primo mandato quinquennale di Emmanuel Macron, secondo lei “un naufragio politico”.