Il settore impiega 280.000 persone e genera
68 miliardi di fatturato secondo uno studio commissionato dall’Istituto per il Know-How.
L’artigianato e il know-how eccezionali rappresentano mezzo milione di posti di lavoro, di cui 280.000 dipendenti, e rappresentano 68 miliardi di euro di fatturato, di cui 9 miliardi di esportazioni, secondo uno studio reso pubblico martedì. Eccezionale maestria e know-how si uniscono « attività di produzione, creazione o restauro il cui cuore è la padronanza di gesti e tecniche che permettono la trasformazione della materia »: ebanista, scalpellino, ceramista, pellettiere, tessitore…
« Ci sono aziende del lusso in questa zona ma anche aziende storiche, dell’artigianato locale », ha spiegato Xavier Long, vicedirettore generale dell’Istituto del know-how francese. Secondo lo studio, intitolato Les Éclaireurs: misurare il peso economico delle imprese francesi dell’artigianato e del know-howi cui dati sono riferiti al 2023, queste imprese rappresentano il 27% dell’industria manifatturiera, l’11,5% delle costruzioni ed edilizia, il 18,5% delle attività artistiche, dello spettacolo e ricreative, il 5,5% delle attività scientifiche e tecniche e il 2,5% del commercio. Di queste, il 96,8% sono microimprese (meno di 10 persone) e hanno sede prevalentemente fuori dalla regione parigina, che rappresenta solo il 20,5% delle sedi centrali.
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Imprenditori che invecchiano
La Nuova Aquitania è specializzata nel settore della pelletteria, l’Occitania nel mercato della musica, l’Île-de-France e l’Alvernia-Rodano-Alpi sono specializzate in metalli preziosi e pietre preziose, la Normandia e il Centro-Val-de-Loire si concentrano sul restauro del patrimonio e sulla Regione PACA sulla ceramica.
Lo studio sottolinea la promozione di queste professioni e saperi, una priorità per il 51% dei manager delle aziende intervistate. Anche il trasferimento d’impresa rappresenta un problema poiché il 37% dei manager ha più di 55 anni. « Dietro il trasferimento di un’azienda c’è anche la trasmissione di know-how »sottolinea Xavier Long. « A causa delle difficoltà che devono affrontare i piccoli laboratori (mancanza di tempo, finanziamenti, difficoltà amministrative), l’utilizzo dei programmi di studio-lavoro è scarso. »sottolinea la relazione. Tra le imprese datrici di lavoro, più capaci di accogliere un tirocinante rispetto ai lavoratori autonomi, il 63% non ha apprendisti e l’86% non ha un tirocinante con contratto di professionalizzazione.
Lo studio è stato realizzato dall’Istituto del know-how francese in collaborazione con il Comité Colbert (che riunisce i grandi nomi francesi del lusso), il Ministero della Cultura, la Fondazione Bettencourt Schueller e Terre & Fils, e realizzato con il supporto tecnico di Xerfi Specific.