Dominique Boutonnat, presidente del CNC, condannato a tre anni di carcere, di cui un anno, per violenza sessuale nei confronti del suo figlioccio

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Dominique Boutonnat, allora presidente del Centro Nazionale del Cinema, al Festival Fiction di La Rochelle, 16 settembre 2022. XAVIER LEOTY/AFP

Tra le due versioni della stessa notte in una villa con piscina su un’isola greca nell’agosto 2020, hanno scelto i giudici del tribunale penale di Nanterre. Venerdì 28 giugno, hanno dichiarato Dominique Boutonnat colpevole di violenza sessuale nei confronti del suo figlioccio e lo hanno condannato a tre anni di reclusione, di cui un anno di reclusione, da effettuarsi con un braccialetto elettronico. Hanno inoltre imposto la pena aggiuntiva di cinque anni di ineleggibilità.

Delle dieci lunghe ore di udienza dedicate a questo caso venerdì 14 giugno, sono apparse solo le dichiarazioni del denunciante, 21enne all’epoca dei fatti. “autentico” agli occhi dei giudici. Esse “riflettono la vera coerenza” e sono “confermato dal suo atteggiamento, dalle sue rivelazioni, dalla sua postura e dagli elementi conosciuti della personalità”, dicono.

Al contrario, quelle del suo padrino, il presidente del Centro Nazionale del Cinema (CNC), si limitano a riconoscerlo “baci consensuali” nella confusione di una tarda notte fortemente alcolica, “sono assolutamente irragionevoli e dimostrano la sua incapacità di assumersi la responsabilità delle proprie azioni”secondo i giudici.

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Nella motivazione della loro decisione, ribadiscono la loro certezza con molte qualificazioni. « Non udibile »le sue giustificazioni “per liberarsi da qualsiasi comportamento sessualmente aggressivo”, affermando di esserlo “non omosessuale”. Tali osservazioni, ha osservato la Corte, “testimoniano una visione che non può essere trattenuta, un impulso sessuale che può per sua natura superare l’orientamento abitualmente noto al soggetto”. “Molto discutibile”, il rifiuto dell’imputato di sottomettersi “qualsiasi misura esperta per evitare che la propria vita sessuale venga riportata dai media”. “Chiaramente degradante e umiliante”avendo “suggerisce” che il giovane, che gli aveva confidato la sua omosessualità, “era innamorato di lui”.

“Le sue spiegazioni non sono credibili”

Ancora schiacciante agli occhi dei giudici, l’insistenza di Dominique Boutonnat nel chiedere al suo figlioccio di non rivelare nulla, di cui vedono la prova “la natura malsana e imposta di ciò che è accaduto”. “Nulla nell’atteggiamento di Dominique Boutonnat fino ad oggi ci permette di dare credito alla sua descrizione dei fatti, se non altro perché le sue spiegazioni non sono credibili”conclude la motivazione della decisione.

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Per giustificare la pena pronunciata, più severa dei tre anni di reclusione integralmente accompagnati dalla sospensione richiesta in udienza dal pubblico ministero, i giudici hanno pronunciato una nuova accusa: “Una sentenza di avvertimento non può bastare perché si è verificato un attentato all’integrità altrui in un contesto di onnipotenza e con chiaramente la sensazione che la sua posizione di incrollabile amico di famiglia e padrino potesse permettergli di non farsi catturare dalla giustizia. » “Si tratta di atti di abuso sessuale molto avanzati, da parte del padrino del denunciante, nel quale non solo aveva fiducia ma per il quale provava un profondo affetto e un’ammirazione che si riflette nelle sue parole, il che rende il trauma necessariamente più grave [grave]. »

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