Marionette di Ginevra: arte arcaica per comprendere il futuro

Marionette di Ginevra: arte arcaica per comprendere il futuro
Marionette di Ginevra: arte arcaica per comprendere il futuro
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Un’arte arcaica per comprendere meglio il futuro

Mescolando artisti fedeli e nuovi arrivati, la stagione 2024-2025 di Isabelle Matter è ancorata al presente per combinarsi con il passato e il futuro.

Pubblicato oggi alle 18:43

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Quasi cento anni! Nel febbraio 2025 spegneremo le 95 candeline Teatro delle marionette di Ginevra (TMG), fondata nel 1929 da Marcelle Moynier. Un record di longevità in Svizzera. E l’occasione, per la sua direttrice Isabelle Matter, di guardare oggi, ieri e domani, con un doppio sguardo. “La cosa bella del mondo delle marionette è che fa da contrappunto artigianale a un mondo diventato ipertecnologico”, afferma entusiasta, pensando alla prossima stagione.

Ieri, per chi tiene le fila di rue Rodo dal 2015, si torna nella notte dei tempi. Più precisamente nel Paleolitico, quando la padronanza della fiamma e quella della narrazione si affinarono parallelamente. “La cosa sul fuoco”che Isabelle Matter cucina per noi se stessa per gennaio, si baserà su un testo di Romane Nicolas e sulla manipolazione di burattini, a volte bunraku o Kokoschka, per creare l’illusione di una casa sul set. “La nostra più grande invenzione è l’arte della finzione”, afferma. Ma condividiamo storie da quando ci siamo seduti attorno al rogo!” Adolescenti e adulti si fregheranno già le mani.

È un regalo elastico che arriverà a schiacciare in primavera il tanto atteso “Luna soggettiva” dell’azienda francese Les Maladroits (ricordiamo i loro “Joueurs” nel 2022). Dovremo guardare indietro al 21 luglio 1969 e ai primi passi sul nostro satellite per mettere in discussione i fenomeni attualissimi di cospirazione e fake news. Aiutati da telecamere, oggetti insoliti ed effetti speciali fai da te, i quattro amici ricostruiranno sul palco la missione Apollo 11 tra immagini d’archivio e fact-checking in tempo reale. Un po’ come se Tintin finisse nel famoso documentario bufala di William Karel, “Operazione Luna”.

Il futuro sarà esplorato dall’azienda borgognone Arnica, che firma con «Castelet non è morto» tre racconti sul tema dei mutanti. Con tutta l’impertinenza del teatrino delle marionette – allestito a fine maggio nel cortile della scuola Hugo-de-Senger – le marionette con i guanti delizieranno i maggiori di 9 anni provocando robot, intelligenze artificiali e altri sogni di immortalità.

Questa vena più politica, altri titoli l’avranno alimentata ad inizio stagione: in particolare “Potere”della compagnia belga Une Tribu Collectif, che racconta la ribellione di un burattino bunraku contro i suoi manipolatori, e «Meuuuh Nooon!»che racconta più a livello locale (China Curchod, Fanny Pelichet, Nathalie Cuenet, Vincent Bonillo) la lotta unionista in una stalla di ventidue mucche.

Tredici mostre in tutto per coprire da ottobre a maggio uno spettro che va dal più poetico al più corrosivo, dal più primitivo al più connesso. E che confermano la qualità di un programma duraturo, che ha appena aperto le porte della vecchia Comédie, boulevard des Philosophes, a Isabelle Matter. Candidandosi per rilevare questi locali, accarezzava il sogno del futuro che le avrebbe permesso, tra l’altro, di conservare l’innumerevole collezione di bambole accumulata in novantacinque anni.

Katia Berger è giornalista nella sezione culturale dal 2012. Si occupa di cronaca nel campo delle arti performative, in particolare attraverso recensioni di teatro o danza, ma talvolta si occupa anche di fotografia, arti visive o letteratura.Più informazioni

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