Rachid Maboudi
|
16:57 – 20 novembre 2024
L’Associazione marocchina per la protezione dei fondi pubblici ha presentato mercoledì 20 novembre una denuncia al procuratore generale dopo la pubblicazione da parte del quotidiano Al Akhbar informazioni su un contratto firmato dall’ex ministro dell’Istruzione superiore Abdellatif Miraoui. Del valore di 62 milioni di dirham e recentemente cancellato, era destinato a fornire pasti a otto persone esterne al ministero.
Si legge nella denuncia “una serie di presunte malversazioni tra cui la sparizione di telefoni cellulari, tablet elettronici e carte carburante” sollevamento “sospetti di corruzione e appropriazione indebita di fondi pubblici”. L’associazione ha chiesto al procuratore generale “di trasmettere l’indagine alla Brigata Nazionale della Polizia Giudiziaria, per indagare in modo approfondito sulle circostanze di questo caso.” Chiede che tutte le parti coinvolte siano controllate, compreso l’ex ministro, e che i sospettati siano perseguiti senza distinzioni.
Lo sottolinea l’associazione “che è imperativo combattere la corruzione in modo più ampio includendo tutti i responsabili, compresi i ministri, e non solo i funzionari eletti a livello locale”. Lei insiste su questo punto “L’assenza di procedimenti giudiziari contro alti funzionari politici mina i principi di uguaglianza davanti alla legge ed erode le basi del diritto marocchino, in particolare gli articoli 1 e 6 della Costituzione, che garantiscono giustizia ed equità per tutti.”
Esplosione della corruzione
Il presidente dell’associazione, Mohamed Gheloussi, ha chiarito che si tratta di vicenda “evidenzia la necessità di intraprendere azioni forti contro lo sfruttamento della proprietà pubblica a scopo di lucro privato”. Secondo lui, il Marocco deve affrontare un “esplosione” del fenomeno della corruzione, alimentato da reti di interessi personali e istituzionali. Ha sottolineato che il paese “deve affrontare la corruzione in modo più strutturato per ridurre le crescenti disuguaglianze sociali ed economiche”.
La denuncia chiede inoltre misure concrete contro i beni dei responsabili di questo scandalo, compresa la confisca dei loro beni. Per l’associazione “Solo un approccio fermo e rigoroso può arginare l’aumento della corruzione”una piaga che, secondo lei, “Minaccia la stabilità del Paese e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni pubbliche”.
L’indagine, se effettivamente avviata, potrebbe aprire la strada a una revisione più ampia delle pratiche di gestione all’interno dei ministeri, in particolare per quanto riguarda la spesa pubblica e la trasparenza dei contratti. Gli osservatori si aspettano che il caso Miraoui diventi un punto di tensione nel dibattito politico e sociale sulla lotta alla corruzione in Marocco.
Morocco