Pubblicato il 18 novembre 2024 alle 17:04 / Modificato il 18 novembre 2024 alle 17:05
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Secondo un funzionario americano, Washington ha appena autorizzato l’Ucraina a colpire il territorio russo con missili a lungo raggio forniti dagli Stati Uniti.
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A Mosca i funzionari hanno ricordato gli avvertimenti lanciati da Vladimir Putin: questo via libera sarà considerato un atto di guerra da parte della NATO.
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Sui social network o in televisione, tra minimizzazione e paura, i commentatori si chiedono dove potrebbero portare questi attacchi ucraini.
Dopo essersi vantata del massiccio attacco aereo di questo fine settimana – che secondo i propagandisti dovrebbe riportare l’Ucraina all’“era glaciale” quest’inverno – la Russia di Vladimir Putin ora teme una reazione negativa. Lunedì è sulla bocca di tutti il via libera dato, secondo la stampa americana, dall’amministrazione Joe Biden a Kiev per utilizzare i suoi missili a lungo raggio forniti dall’Occidente per colpire in profondità la Russia. Alcuni spavaldi affermano che “questo non cambierà nulla”, mentre altri parlano apertamente di una svolta in questa guerra che dura ormai da più di due anni e mezzo.
Sul versante ufficiale, la portavoce della diplomazia russa, Maria Zakharova, e poi quella del Cremlino si sono limitate a ricordare gli avvertimenti di Vladimir Putin secondo cui un simile via libera sarebbe considerato da Mosca come una prova diretta che la Nato è ormai in guerra contro la Russia. “Se così sarà, prenderemo le decisioni necessarie”, aveva avvertito all’inizio di settembre, senza fornire ulteriori dettagli. “Si tratta di una misura senza precedenti. Questo è un grande passo avanti verso l’inizio della Terza Guerra Mondiale”, ha dichiarato il 18 novembre Vladimir Djabarov, vicepresidente della commissione per gli affari esteri del Consiglio della Federazione, la camera alta del parlamento russo. Ma proprio come Maria Zakharova e Dmitri Peskov, questo ex ufficiale dei servizi segreti sovietici e poi russi, svolge tradizionalmente il ruolo di secondi coltelli la cui missione è occupare il terreno davanti alle dichiarazioni del padrone del Cremlino che, questa volta, ha ha scelto di non parlare.
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