Mercoledì il Consiglio federale ha raccomandato di respingere l’iniziativa popolare «Per un’alimentazione sicura», che mira a promuovere gli alimenti di origine vegetale piuttosto che quelli di origine animale. Ritiene che i requisiti non siano realizzabili entro il periodo di tempo stabilito.
L’iniziativa alimentare prevede anche l’aumento del tasso di autosufficienza netta, che dovrà passare dall’attuale 46% ad almeno il 70%. I requisiti riguardano anche la conservazione della biodiversità, la fertilità del suolo, una quantità sufficiente di acqua potabile e obiettivi ambientali per l’agricoltura.
Questi requisiti devono essere raggiunti entro dieci anni. Non è l’orientamento fondamentale dell’iniziativa che ha portato a questa decisione del Consiglio federale, ma gli obiettivi concreti che vi si delineano, ha indicato ai media a Berna il ministro dell’agricoltura Guy Parmelin.
Ha condiviso le preoccupazioni riguardanti la sicurezza alimentare svizzera e la conservazione delle risorse agricole. Ha ricordato in particolare gli obiettivi perseguiti dal Consiglio federale e dal Parlamento di aumentare il tasso di autosufficienza oltre il 50%.
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Agricoltori e consumatori interessati
Secondo il ministro, la trasformazione del sistema alimentare auspicata dall’iniziativa è possibile solo attraverso importanti interventi statali nella produzione e nel consumo di cibo.
Ciò avrebbe conseguenze concrete sul mondo agricolo, che dovrebbe ridurre di quasi la metà il numero di capi di bestiame, soprattutto suini e pollame, o ridurre la produzione di cereali panificabili. Anche i consumatori ne risentirebbero.
Dovrebbero cambiare radicalmente le loro abitudini seguendo le normative statali, cosa che il governo non vuole. I consumatori devono continuare a poter scegliere cosa mettere nel piatto, ha osservato il consigliere federale.
E per citare altri effetti collaterali, sul turismo dello shopping o sugli accordi internazionali in seno all’Organizzazione Mondiale del Commercio. Sarebbe controproducente se fosse necessario importare più prodotti a base di carne dall’estero o se i consumatori preferissero acquistare carne all’estero, ha spiegato.
Nel PA30+
I vodesi ritengono ancora una volta che l’iniziativa sia “superflua”. I lavori sono già in corso senza la necessità di modificare la Costituzione. Per questo motivo il Consiglio federale non propone un controprogetto.
Esiste già una base costituzionale sufficiente per modificare la politica agricola. Il governo prevede di sottoporre in consultazione nella seconda metà del 2026 un disegno di legge che definisce la futura evoluzione della politica agricola dal 2030 (PA30+).
In questo quadro si terrà conto di alcune esigenze dell’iniziativa. Il Consiglio federale proporrà misure per rafforzare la creazione di valore nel settore agroalimentare, sgravi amministrativi per le attività agricole e riduzione dell’impronta ecologica del settore agroalimentare. Questi obiettivi saranno “raggiungibili” e seguiranno un “calendario realistico”, secondo Guy Parmelin.
ats/edel