Letteratura –
La britannica Samantha Harvey vincitrice del Booker Prize 2024
La britannica Samantha Harvey ha vinto quest’anno il prestigioso Booker Prize con il suo quinto romanzo, “Orbital”.
Inserito oggi alle 23:46
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Il Booker Prize, prestigioso premio letterario che premia le opere di narrativa in lingua inglese, è stato assegnato martedì alla britannica Samantha Harvey per il suo quinto romanzo “Orbital”, dopo un concorso prevalentemente femminile.
Al termine di una cerimonia organizzata a Londra, vinse contro quattro donne e un uomo e succedette allo scrittore irlandese Paul Lynch.
Il posto dell’uomo nell’universo
Intriso di lirismo, “Orbital” racconta la storia di una giornata nella vita di sei astronauti, due uomini e quattro donne, a bordo di una stazione spaziale. Costruito in frammenti quasi meditativi, questo romanzo offre una riflessione sul lutto, sul desiderio e sulla crisi climatica. L’argomento del libro non è tanto la scoperta dello spazio, ma piuttosto il posto dell’uomo nell’universo.
“Orbital” segue la tradizione dei testi precedenti di Samantha Harvey, una scrittrice di 49 anni, che vogliono essere esplorazioni della psiche umana. Come il suo libro sulla perdita di memoria (“The Lost Memory”, Stock) o sull’insonnia (“The Shapeless Unease”, non tradotto). Quest’opera è stata pubblicata nel marzo 2024 in francese da Flammarion. È stato accolto molto bene dalla critica internazionale.
Lanciato nel 1969, il Booker Prize premia ogni anno l’autore del “miglior romanzo scritto in inglese”. Rispetto al francese Goncourt, ha contribuito al successo di scrittori come Salman Rushdie, Margaret Atwood e perfino del Premio Nobel 2024 Han Kang, che lo vinse nel 2016 con “Il Vegetariano”. Il premio consiste in un compenso di 50.000 Libri (circa 55.000 franchi) e la promessa di una fama internazionale sinonimo di successo nelle librerie.
Batti le probabilità
Samantha Harvey ha sfidato le probabilità che favorivano gli americani Rachel Kushner e Percival Everett. Quest’ultimo, pluripremiato, è stato il grande favorito in questa competizione con “James”.
Un po’ come Kamel Daoud, vincitore del Premio Goncourt 2024, che nel 2013 pubblicò con “Meursault, contre-investigation” un contrappunto al classico di Albert Camus, “Lo straniero”, James Everett rivisita uno dei capolavori della letteratura americana: “Le avventure di Huckleberry Finn” (1884) di Mark Twain. Questa volta la narrazione è dal punto di vista di Jim, uno schiavo.
Uno dei fili principali della trama è linguistico. In Twain, il dialetto di Jim lo rende un personaggio limitato, alquanto patetico. A Everett, è considerato uno strumento di sopravvivenza che gli schiavi usano per nascondere le loro reali capacità agli schiavisti bianchi.
Finalisti delusi
Come la sua connazionale Rachel Kushner con “Creation Lake” (Prix Médicis 2018 con “Le Mars Club”), è sfuggito al famoso premio per la seconda volta. Anche la canadese Anne Michaels, soprannominata dalla sua connazionale Margaret Atwood, se ne va a mani vuote nonostante le ottime recensioni della stampa con “Held”.
In questo nuovo romanzo, la scrittrice esplora i temi dei suoi racconti precedenti: la storia, la memoria, gli effetti del trauma e del lutto per lunghi periodi, attraverso il racconto di un uomo che cerca di superare la ferita della Grande Guerra.
Delusione anche per l’australiana Charlotte Wood che non è riuscita a vincere con “Stone Yard Devotional”. In questo settimo libro, l’autrice racconta la storia di una donna anonima che, dopo aver lasciato il lavoro di ambientalista e il marito, si ritira in una comunità isolata di suore vicino alla cittadina in cui è cresciuta. È stata la prima australiana a raggiungere la finale del premio in dieci anni.
Infine, la più giovane in competizione, l’olandese Yael van der Wouden, non è riuscita a stupire con il suo affresco storico “The Safekeep”, il suo acclamatissimo primo romanzo.
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