TOFIK BABAYEV / AFP
Il logo della conferenza sul clima COP29 nella capitale azera di Baku, l'11 settembre 2024.
AMBIENTE – Un primo passo avanti per il pianeta. La prima giornata della COP29, apertasi lunedì 11 novembre a Baku, in Azerbaigian, si è conclusa con un primo accordo. I paesi di tutto il mondo hanno adottato nuove regole delle Nazioni Unite per il mercato dei crediti di carbonio. Questo è un passo fondamentale per aiutare i paesi a rispettare i propri obblighi climatici.
“È estremamente importante”ha risposto a Baku all'AFP Erika Lennon, esperta in materia presso il Centro per il diritto internazionale dell'ambiente (CIEL), perché ciò “apri la strada” verso un mercato del carbonio più consolidato, destinato allo scambio di crediti di carbonio di qualità, con standard supportati dalle Nazioni Unite.
I crediti di carbonio sono generati da attività che riducono le emissioni di gas serra responsabili del riscaldamento globale, come piantare alberi, proteggere gli habitat o sostituire il carbone inquinante con turbine solari o eoliche.
Un credito equivale a una tonnellata di anidride carbonica a cui viene impedita l’immissione o la rimozione dall’atmosfera. I criteri adottati lunedì a Baku regolano la metodologia per calcolare il numero di crediti che un determinato progetto può generare e cosa succede se il carbonio immagazzinato viene perso, ad esempio se la foresta colpita brucia.
Standard definiti per la compensazione nazionale
Gli standard proposti riguardano principalmente i paesi – soprattutto quelli più ricchi – che cercano di compensare le proprie emissioni acquistando crediti da nazioni che hanno ridotto i gas serra oltre quanto avevano promesso. Ciò consentirà in definitiva ai paesi di utilizzare i crediti di carbonio acquistati da altri per ridurre, sulla carta, le proprie emissioni di gas serra.
Finora questo mercato si era sviluppato in modo isolato, al di fuori di ogni regola internazionale, ed era utilizzato principalmente dalle aziende che lo desideravano “compensare” le loro emissioni e rivendicano la neutralità del carbonio. Ma diversi studi hanno dimostrato l’inefficacia di numerosi progetti, certificati da organismi privati lassisti, talvolta a scapito delle popolazioni locali.
Se la decisione presa questo lunedì metterà in moto un meccanismo atteso dall’accordo di Parigi del 2015 e dal suo articolo 6, altri testi ufficiali dovranno ancora essere elaborati per stabilire pienamente un mercato affidabile. Anche la ONG Oil Change International ha criticato il fatto che la decisione presa a Baku lo fosse “senza dibattito o controllo pubblico”. Una critica condivisa da Erika Lennon, che sottolinea un metodo poco trasparente.
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