Intervista a Matthieu Ricard: Un monaco al bivio tra scienza e coscienza

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Matthieu Ricard, un monaco al bivio tra scienza e coscienza

Pubblicato oggi alle 10:26

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Per la scienza, la spiritualità non è sempre un ostacolo al girare in tondo. E il ricercatore che si fa monaco non deve rinnegare del tutto la sua prima via. Questo è ciò che testimonia Matteo Ricardo, che ha dedicato la sua vita e il suo pensiero al Buddismo, nonostante il richiamo di una carriera nella ricerca genetica all’avanguardia. Sarà all’UNIL il 1 giugno per evocare la nostra capacità di meravigliarci di fronte alla natura selvaggiaper meglio preservarlo.

Sei uno scienziato di formazione. Come ha influito tutto questo sul tuo risveglio al Buddismo?

Potremmo definire la scienza come l’insieme dei mezzi di indagine che consentono di acquisire una giusta comprensione della realtà. Può essere applicato ad un’ampia varietà di campi a condizione che questa indagine sia rigorosa. Il mio interesse per il Buddismo avrebbe potuto allontanarmi dall’approccio scientifico, ma è avvenuto il contrario. Uno degli obiettivi principali dichiarati dalla filosofia buddista è verificare se le nostre percezioni e credenze sono in linea con la realtà. Il Buddismo mostra come, per errore, diamo per permanente ciò che cambia costantemente e crediamo di vedere entità autonome e durature in quello che è solo un flusso dinamico di fenomeni interdipendenti. La principale area di indagine nel Buddismo è il funzionamento della nostra mente. Come possono queste ultime costruire mondi di sofferenza o, al contrario, aiutarci a liberarci dalla confusione che porta alla sofferenza?

Divenuto monaco, hai collaborato alla ricerca neuroscientifica sugli effetti della meditazione. Cos’hai imparato da questo?

Il volontariato per questa ricerca mi ha portato a visitare innumerevoli laboratori e a trascorrere più di cento ore facendo risonanze magnetiche (n.d.r.: esami di risonanza magnetica). Tra i vari progetti a cui ho collaborato, quello realizzato con Tania Singer, del Max Planck Institute di Lipsia, è uno di quelli che mi ha aperto più nuove prospettive. Ha permesso di distinguere l’empatia dalla compassione.

Perché questa distinzione è importante?

L’empatia affettiva ci consente di entrare in risonanza con lo stato interiore di qualcun altro. È l’effetto che hanno su di te le emozioni degli altri. Se sei empatico e il tuo lavoro ti fa entrare in risonanza con la sofferenza degli altri giorno dopo giorno, l’impatto cumulativo di queste risonanze alla fine si traduce in esaurimento emotivo. Le esperienze di Tania Singer dimostrano che mentre il disagio empatico porta al burnout, l’amore altruistico e la compassione, al contrario, rigenerano la nostra capacità di prenderci cura del prossimo con gentilezza e coraggio, come un antidoto. Non esiste quindi la “fatica da compassione”, termine usato in medicina, ma la “fatica da empatia”. L’analisi dei dati conferma che le reti cerebrali attivate dalla meditazione compassionevole erano diverse da quelle legate all’empatia.

Ci inviti a meravigliarci della natura. Come possono miliardi di individui fare questo senza degradarlo, al contrario?

Lo stupore davanti alla natura selvaggia da solo non risolverà la crisi ecologica, ma, spero, genererà consapevolezza e rispetto. Il rispetto, infatti, non genera il desiderio di prendersi cura del proprio oggetto? Questo desiderio guida l’azione, suscettibile di portare ad un’armonia duratura tra l’uomo e l’ambiente, che sono interdipendenti come tutte le cose. La specie umana avrà segnato la storia del pianeta con lo sviluppo favoloso della sua intelligenza, delle sue arti e delle sue scienze, ma anche con il suo ruolo di superpredatore. La crisi ecologica che abbiamo innescato è la grande sfida del 21e secolo ed è fondamentale agire con determinazione e discernimento, rapidamente e bene. Tuttavia, l’inerzia dei decisori sta ritardando pericolosamente l’attuazione delle soluzioni raccomandate dagli scienziati. Abbiamo bisogno di un cambiamento drastico nel modo di vivere delle società più ricche, che sono ancora restie a rinunciare al consumo sfrenato delle risorse naturali e a muoversi verso una felice semplicità.

Possiamo allenare la mente a chiedersi?

Il potere di trasformazione della mente non dovrebbe essere sottovalutato. Per coltivare la meraviglia, dobbiamo crearla frequentemente nella nostra mente. Lasciamoci stupire dallo sguardo luminoso di un bambino, dal sorriso di un vecchio, dalla gentilezza che irradia da un uomo saggio, da un paesaggio sublime, dall’aria frizzante di montagna o dai profumi di un sottobosco. La cosa più importante nella pratica della meditazione è la regolarità.

Cosa può apportare alla scienza una spiritualità come il Buddismo?

Il Buddismo ha condotto un’indagine approfondita sulla mente per venticinque secoli. In una conferenza a cui ho partecipato nel 2003, Stephen Kosslyn, allora presidente del dipartimento di psicologia dell’Università di Harvard, notò che i contemplativi buddisti hanno contribuito con una notevole quantità di dati empirici alla psicologia moderna. Prima dell’era cristiana, il Buddismo aveva già proposto una confutazione dell’esistenza delle particelle indivisibili molto più sofisticata rispetto alla teoria degli “atomi uncinati” proposta nell’antica Grecia. Intorno al I secolo d.C. AC, i filosofi buddisti scrissero sorprendenti trattati moderni sulla teoria della percezione.

E il Buddismo può essere messo in discussione?

Il Dalai Lama ha spesso affermato che se la scienza confuta alcune tesi buddiste con prove inconfutabili, queste vanno abbandonate senza esitazione. Dichiarò così che la cosmologia buddista (basata su quella dell’induismo) era obsoleta rispetto alle attuali conoscenze scientifiche.

“Stupore per la parte selvaggia del mondo”conferenza, poi dialogo con Sarah Koller, project manager del centro sostenibilità UNIL, il 1ehm Giugno alle 11, UNIL Amphimax, aula 350. Ingresso gratuito con registrazione obbligatoria: misteri.ch

Chloe Din è giornalista nella rubrica Vaud & Régions dal 2015. Si occupa in particolare del distretto di Losanna Ovest e di temi religiosi e spirituali.Più informazioni

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