Pubblicato l’11 ottobre 2024 alle 19:00 / Modificato l’11 ottobre 2024 alle 19:02
Impegnate in operazioni contro Hezbollah, le forze armate israeliane hanno aperto il fuoco questa settimana su diverse basi della Forza ad interim delle Nazioni Unite in Libano (UNIFIL). Secondo la missione internazionale, almeno quattro caschi blu sono rimasti feriti giovedì e venerdì. La sua sede, a Naqoura, nel sud del Paese, sulla costa mediterranea, è stata “scossa da esplosioni”, ha detto in un comunicato stampa venerdì pomeriggio. Le mura di una base sono cadute sotto il fuoco dei carri armati israeliani. Sono state colpite anche altre due basi guidate da contingenti italiani, provocando una dura reazione da parte dell’Italia. Ma le parole pronunciate giovedì dal suo ministro della Difesa, Guido Crosetto, che condannava “possibili crimini di guerra”, e la convocazione a Roma dell’ambasciatore israeliano, non hanno aiutato a calmare la situazione.
Il giorno successivo toccò a Parigi convocare il rappresentante israeliano in Francia. Le decine di Paesi partecipanti alla missione attendevano ancora spiegazioni. “Queste violazioni non sono giustificate da alcuna necessità militare”, ha affermato il ministro italiano. E il fatto che le forze armate israeliane abbiano avvisato l’UNIFIL e chiesto di evacuare non è una giustificazione. Le Nazioni Unite e l’Italia non possono prendere ordini da Israele”. I soldati stranieri “sono rimasti feriti inavvertitamente”, ha risposto venerdì l’esercito israeliano, citato dalla stampa italiana. Stiamo prendendo ogni precauzione per ridurre al minimo i danni ai civili e alle forze di pace”. Ma per Roma non si tratta «né di errori né di incidenti». La penisola è quindi ancora in attesa di “spiegazioni formali, reali e il più rapidamente possibile”.
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