I paesi del G7 si impegnano a chiudere le proprie centrali elettriche a carbone entro il 2035

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La centrale elettrica a carbone di Twin Oaks nella contea di Robertson, Texas, il 29 aprile 2024. BRANDON BELL/AFP

È stato un primo test per trasformare in realtà le promesse della COP28 sui combustibili fossili. E in parte ci riesce. Nel dicembre 2023 a Dubai (Emirati Arabi Uniti), gli Stati del mondo si sono impegnati, in un modo senza precedenti, ad una “transizione” lontano da questi combustibili, principali responsabili del cambiamento climatico. Martedì 30 aprile i ministri del G7 per il clima, l’energia e l’ambiente hanno iniziato il lavoro pratico: si sono impegnati a chiudere le loro centrali elettriche a carbone “durante la prima metà degli anni ’30”vale a dire prima del 2035. Un passo avanti importante per il clima, poiché è la più inquinante delle energie, che maschera però una difficoltà nell’affrontare il petrolio e soprattutto il gas.

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Dalla reggia di Venaria, a Torino (Italia), dove si riunivano da sabato, le sette grandi potenze (Germania, Canada, Stati Uniti, Francia, Italia, Giappone e Regno Unito) hanno dichiarato collettivamente per la prima volta la fine data per il carbone quando non è supportato da dispositivi di cattura e stoccaggio della CO22. Questo progresso è stato ottenuto dopo anni di battaglia con il Giappone, l’unico paese del G7 senza un piano nazionale per uscire da questa energia, che è ancora in forte sviluppo. Gli altri Stati hanno già fissato delle scadenze, al più presto nel 2024 per il Regno Unito e al massimo nel 2035 negli Stati Uniti (e nel 2027 in Francia).

Il risultato è meno ambizioso della proposta iniziale della Francia, sostenuta dal Regno Unito, che spingeva per l’uscita dal carbone nel 2030, una data più chiara e anticipata. “Ma le trattative sono state molto dure ed essere riusciti a fissare una scadenza è storico. Questo dà davvero inizio all’uscita dai combustibili fossili, ci congratuliamo con noi stessi al Quai d’Orsay. Il G7 vuole dare l’esempio e spera di guidare i principali paesi emergenti nel 2040”. La svolta del Giappone invia un segnale importante alla Cina, il più grande emettitore mondiale di gas serra, che rappresenta i due terzi dei nuovi impianti di carbone nel mondo.

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Più in generale, a Torino i sette Paesi si sono impegnati a pianificare l’uscita dai combustibili fossili. Il comunicato stampa li invita a farlo “rendere operativo il loro contributo alla transizione dai combustibili fossili”includendolo nei loro piani climatici a breve termine e nelle strategie a lungo termine. “Tutti i paesi fisseranno un calendario, il che è essenziale”proseguiamo alla Farnesina.

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