I Souchon in tournée: ottimo inizio

I Souchon in tournée: ottimo inizio
I Souchon in tournée: ottimo inizio
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Aveva sognato di andare in tournée con Laurent Voulzy, entrambi con le rispettive chitarre. Ma se il progetto con l’amico di una vita non si è concretizzato, non significa che sia caduto nel dimenticatoio. Soprattutto non nella mente di Pierre Souchon e Ours, i figli del cantante, che dopo un primo giro di prova nel 2022 hanno convinto il padre a intraprendere un vasto tour attorno al repertorio di quest’ultimo. Ed è innanzitutto sulle immagini d’archivio che scopriamo il trio, ieri sera sul palco del Théâtre du Vésinet. Alain fa leggere Rimbaud ai suoi figli, li vediamo in Bretagna, sotto lo sguardo tenero della madre, Françoise Souchon, presente anche lei nella sala. E poi inizia la musica. L’ombra di Alain e dei suoi due figli seduti al pianoforte fa tremare la stanza mentre risuonano le prime note di “La p’tite Bill elle est ill”, seguita dalla sempre magnifica “The Beauty of Ava Gardner”.

All’età di 79-80 anni, il 24 maggio, Souchon impressiona per la chiarezza della sua voce, impeccabile da un capo all’altro della serata. Alla fine gli schermi si alzano e il trio prende posto davanti al palco. “Sono venuto con i miei due figli perché non riuscivamo a trovare una babysitter” sorride Alain che si immerge con gioia in “Somerset Maugham” o “Petit tas chute”. Gli arrangiamenti raffinati permettono di valutare la qualità dei testi dello schema. Presenta “Les Cadors” raccontando di aver scritto il pezzo dopo una visita ad un carcere femminile. “Ma c’è una frase su cui non sono più d’accordo. Quindi, giusto per farti capire, alzavo il braccio quando cantavo. La frase in questione? “le guardie dei sigilli, i gangster, è kif kif”…

Le Vésinet ha ascoltato religiosamente, toccato dall’evidente complicità dei tre artisti. Pierre Souchon e Ours forniscono, alla chitarra, al pianoforte, al piano elettrico, cori, concentrati nel loro lavoro, con commovente devozione. Perché più lo spettacolo va avanti, più capiamo che i figli hanno voluto rendere omaggio all’immenso repertorio del padre. Puntando su brani che non venivano suonati da 20 anni, come la brillante “S’asser par terre” o la splendida “L’amour en fugi” eseguita davanti alle immagini del film di François Truffaut. Includono anche un omaggio a Jane Birkin “l’amica inglese” che ha cantato “Comédie” in duetto con Alain. Questa sera lo esegue da solo, con gli occhi al cielo. Alain lascia quindi la luce ai nostri per poter eseguire “The Mountains of Korea”, tratto dal suo eccellente album “Mitsouko” prima che Pierre dimostri il suo talento di autore e compositore in “Same, never” tratto dal suo primo album pubblicato 20 anni fa.

C’è Bach, Beethoven, Debussy e appena sopra di loro c’è Laurent Voulzy

Capita anche che i figli chiedano al padre di raccontare della sua collaborazione con Laurent Voulzy (presente in sala): “Oh è semplice c’è Bach, Beethoven, Debussy e subito sopra di loro c’è Laurent Voulzy”. Lì appare sullo schermo con la sua chitarra acustica mentre suona “Karin Redinger” che il trio canta con malizia. Se “Sotto le gonne delle ragazze” e “La vita non vale niente” fanno cantare la stanza, è con “Io non c’ero” che Souchon impressiona ancora. A quarantasei anni dalla sua creazione, il brano scritto in omaggio al padre morto in un incidente stradale suona più che mai come il vuoto autoritratto di un uomo che ha trascorso la sua vita ai margini del mondo, un po’ ai margini confine del mondo, a ovest, comodamente installato nella sua timidezza. Poi si siede al piano elettrico per cantare “Casablanca”, una cartolina sulla sua breve infanzia marocchina prima di farsi fare una standing ovation da Vésinet su “Et si en plus y’a Personne”.

Nell’ultimo quarto d’ora, Alain, Pierre e Ours lanciano i successi: “Rame”, “Poulailler’s song”, “L’amour à la machine” e l’eterno “Foule Sentimentale”. Questa volta il teatro è completamente in piedi e il trio si gode i suoi lunghi applausi. Come bis, “Le Marin” suonato dietro le immagini di Belle-île-en-Mer dimostra che una canzone dimenticata può diventare un classico. Ed è con “Ho dieci anni” che si conclude la messa. Be ‘quasi. Pierre e Ours tornano per mettere una chitarra sulla schiena del padre. Da solo sul palco, quest’ultimo conclude la serata con “Allo Maman Bobo”. Dopo due ore e dieci minuti di concerto, emerge una constatazione: dobbiamo misurare quanto siamo fortunati ad avere Alain Souchon nella nostra vita. Vederlo cantare i nostri dolori, le nostre vite e i nostri amori, con la complicità dei suoi figli, è ciò che c’è di più gioioso attualmente nella canzone francese.

Il resto dopo questo annuncio

Scaletta per il 7 maggio 2024, Le Vésinet

1 / Il piccolo Bill è malato

2 / La bellezza di Ava Gardner

3/Somerset Maugham

4 / Piccolo mucchio caduto
5/ I grandi nomi

6 / Ballata di Jim

7/ Il bacio

8 / Commedia

9 / Amore in fuga

10/Anima anni Cinquanta

11 / Questo è già tutto

12 / Siediti sul pavimento

13 / Le montagne della Corea (Orso)

14 / Lo stesso mai (Pierre Souchon)

15 / Karin Redinger

16 / Sotto le gonne delle ragazze

17 / La vita non ha valore

18 / Non c’ero

19 / Casablanca

20 / E se non c’è anche nessuno

21 / Remo

22 / La canzone del pollaio

23 / L’amore con una macchina

24 / Folla sentimentale

25 / Il marinaio

26 / Quando sono KO

27 / Ho dieci anni

28 / Ciao mamma Bobo

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