La guerra, questo specchio oscuro dell’umanità

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Opinione

L’ospite

La guerra, questo specchio oscuro dell’umanità

Una riflessione del responsabile R&D della rivista web “vudailleurs.com”, Cédric Leboussi.

L’ospite

Cedric Leboussi– Responsabile R&D presso il web magazine “vudailleurs.com”

Pubblicato oggi alle 8:50

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La guerra è sempre stata lo specchio oscuro dell’umanità, una manifestazione brutale dei nostri istinti più primitivi. Eppure ciò che attende il mondo nei decenni a venire supera di gran lunga gli orrori che la storia ci ha lasciato. Mentre la tecnologia ridefinisce ogni aspetto della nostra vita, anche la guerra è pronta a mutare in proporzioni terrificanti. E va detto senza mezzi termini: il futuro della guerra non solo è inevitabile, ma è pianificato, calcolato e mantenuto cinicamente da coloro che ne traggono profitto.

Innanzitutto le guerre non saranno più umane…o quasi. I droni killer, i soldati robot e i sistemi d’arma autonomi non sono più fantascienza. Queste tecnologie, presentate come strumenti di efficienza militare, in realtà segnano l’inizio di un’era in cui i conflitti saranno disumanizzati. Che importano i discorsi moralistici sui “principi” e sui “valori”: la storia ci ha dimostrato che qualsiasi innovazione tecnologica in ambito militare finisce per essere utilizzata, qualunque siano le conseguenze etiche. Una volta che l’IA prenderà le redini, chi si assumerà la responsabilità dei massacri? Il programmatore? Il politico? Questo è già il caso in Ucraina in questo momento.

Poi si profila un conflitto su scala planetaria: la guerra cibernetica. La guerra moderna non si gioca più solo sui campi di battaglia. I confini fisici hanno lasciato il posto a confini virtuali dove gli attacchi sono silenziosi ma devastanti. Immagina un mondo in cui un massiccio attacco informatico paralizza l’energia, le infrastrutture economiche e persino i sistemi sanitari. Ci siamo quasi.

Tuttavia, lungi dall’essere un problema limitato agli stati isolati, questa nuova forma di guerra minaccia direttamente le popolazioni civili. Il peggiore? Questi attacchi non uccidono immediatamente, ma gettano milioni di persone nel caos sociale dove la carestia, la paura e l’odio diventano l’unica valuta. Inoltre, è giunto il momento di dirlo forte e chiaro: il futuro della guerra sarà quello della lotta per le risorse. Energia e terreni coltivabili… La mancanza d’acqua in molti paesi del mondo sta diventando molto critica. Questi beni, che credevamo acquisiti, stanno diventando questioni strategiche in un mondo in cui la demografia globale sta esplodendo. Gli stati più potenti non esitano a usare la forza per garantire il loro accesso esclusivo, anche se ciò significa far precipitare intere regioni in conflitti senza fine. E siamo onesti: i paesi ricchi preferiscono investire in armi piuttosto che in soluzioni durature.

Infine, è impossibile parlare del futuro della guerra senza menzionare gli immensi interessi economici in gioco. L’industria degli armamenti è uno dei rari settori che non attraversa una crisi. Dovremmo quindi sprofondare nel fatalismo assoluto? Forse no. Ma il cambiamento richiede una consapevolezza globale e una volontà politica che sembrano assenti.

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