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Papa Francesco racconta la sua storia in una prima autobiografia

Papa Francesco racconta la sua storia in una prima autobiografia
Papa Francesco racconta la sua storia in una prima autobiografia
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Chiesa cattolica

Papa Francesco racconta la sua storia in una prima autobiografia

Mercoledì esce nelle librerie la versione francese dell’autobiografia di Papa Francesco, intitolata “Speranza”.

Pubblicato oggi alle 22:56

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Papa Francesco ripercorre la sua infanzia in Argentina, le circostanze della sua elezione nel 2013 e l’esercizio del potere in un’autobiografia, la cui versione francese, intitolata “Espère”, esce mercoledì, senza fare rivelazioni scioccanti.

Attraverso aneddoti rinnova i suoi messaggi sui pilastri principali del suo pontificato, come la ricerca della pace, l’accoglienza dei migranti e la tutela dell’ambiente.

A 88 anni, François ripercorre gli episodi della sua infanzia in un quartiere multiculturale di Buenos Aires, comprese le azioni di cui si rammarica. “Ricordo i miei peccati e me ne vergogno. (…) Sono un peccatore”, ammette il capo della Chiesa cattolica. Si descrive come un “bambino dispettoso” e parla con nostalgia dei suoi familiari.

Non si aspettava di diventare papa

Racconta così il viaggio dei suoi nonni italiani emigrati in Argentina nel 1929 a bordo di una barca di 3a classe, con la nonna che aveva nascosto le sue cose nella fodera del cappotto. “Non c’è niente di nuovo in questo, è una storia di ieri così come di oggi”, osserva.

Papa Francesco torna anche al conclave che ha portato alla sua elezione all’indomani delle dimissioni a sorpresa di Benedetto XVI. «Non avrei mai immaginato che l’esito di questo conclave potesse riguardarmi direttamente, figuriamoci se avessi pensato al nome di un papa», confida.

E da ricordare: “A Saint-Pierre in quei giorni passeggiava un senzatetto con un cartello al collo con su scritto Papa Francesco I. Questa immagine mi venne in mente solo dopo, quando diversi giornali pubblicarono la foto.

Non vede la televisione dal 1990

Rivela di non guardare la televisione dal 1990 in seguito ad un desiderio maturato dopo aver visto accidentalmente “immagini sordide” che lo “offesero” profondamente. Ammette che ci sono “rare eccezioni” a questo desiderio, in particolare durante gli attentati dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti. Di conseguenza, “da trent’anni” non vede una partita della sua squadra di calcio preferita, il San Lorenzo, ma “una guardia svizzera lascia i risultati” delle loro partite sulla sua scrivania.

Dalla sua elezione, che ha portato all’isolamento legato al potere, “andare a mangiare la pizza è una delle piccole cose che mi manca di più”, dice. “Una pizza mangiata su un tavolo all’aperto ha un sapore molto diverso da una pizza consegnata a casa: io sono cittadino nell’animo.” «Quando ero cardinale amavo passeggiare per le strade e prendere la metropolitana. Le strade mi parlano così tanto, sono piene di lezioni”, osserva.

In quest’opera scritta in collaborazione con il giornalista italiano Carlo Musso e presentata dal suo editore francese Albin Michel come “la prima autobiografia mai pubblicata da un papa durante la sua vita”, il papa ripercorre anche le difficoltà del suo pontificato. È il caso in particolare della sua riforma della burocrazia vaticana, in particolare dell’imposizione di regole in campo finanziario, che ha suscitato “la maggiore resistenza al cambiamento”.

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