Il compromesso non ha funzionato. Due mozioni di censura vengono presentate contro il governo Michel Barnier dopo l'utilizzo dell'articolo 49.3 del disegno di legge sul finanziamento della previdenza sociale (PLFSS) da parte del Primo Ministro, martedì 2 dicembre. Entrambi saranno esaminati mercoledì alle 16.00. La Francia, attentamente monitorata dalla stampa estera, si avvia verso un salto nell'ignoto. Una rapida panoramica delle reazioni.
• Visto dal Belgio: una terribile ammissione di debolezza
“Fino all’ultimo, Michel Barnier ha cercato di evitare il precipizio”, assicurare Il Libero. Il Primo Ministro avrà tentato di tutto per convincere questa assemblea fratturata, ma ha dovuto fare affidamento su a “manovra ad altissimo rischio” : articolo 49.3. Un'ultima risorsa, “un passaggio di forza, che suona come una terribile ammissione di debolezza”, commenta il quotidiano di Bruxelles. Ma più che la sconfitta del negoziatore della Brexit, mercoledì è prevista la censura “riflette una scena politica francese in piena decomposizione”. Alla fine, va bene “È in gioco l’autorità di Emmanuel Macron”.
• Visto dal Regno Unito: ritorno al punto di partenza per Macron
Se Emmanuel Macron “perde il suo terzo Primo Ministro in un solo anno, si ritroverà esattamente dov’era a luglio dopo aver indetto – e perso – elezioni parlamentari anticipate”, ricorda L'economista. In tal caso il capo dello Stato potrà, secondo i media britannici, scegliere tra nominare nuovamente Michel Barnier o trovare una candidatura di centrosinistra per Matignon. Ma “comunque sia, nessuna soluzione sembra veramente soddisfacente, e la Francia deve prepararsi per un nuovo periodo di instabilità politica nel peggior momento possibile”.
• Visto dall'Italia: Pompidou, unico precedente
La Francia sta entrando in una crisi di governo e potrebbe vivere una situazione quasi senza precedenti se Michel Barnier dovesse cadere, osserva La Repubblica. Infatti, sottolinea il quotidiano italiano, “nessun governo è stato sconfitto dal 1962. L’ultimo precedente è stato quello del primo ministro Georges Pompidou, più di sessant’anni fa”. Ma dov'era il generale de Gaulle “è riuscito a nominare nuovamente Pompidou”, è questa volta “P