6 novembre 2024.
Dal 2003, è il principale evento francese e forse europeo per gli amanti del gospel contemporaneo… Dopo aver celebrato in pompa magna il suo 20° anniversario l'anno scorso a Bercy con le leggendarie Clark Sisters, il Festival Gospel di Parigi, ancora gestito dai suoi fondatori , i pastori David e Jocelyne Goma, sono tornati al formato consueto con una performance unica al Grand Rex e un poster più modesto, ma non per questo meno attraente, soprattutto dopo le visite parigine gli artisti in questo registro sono estremamente rari.
Come ogni anno, tocca al coro Coro della Messa di Lode Totale che apre la serata, sotto la regia diIsabelle Ngombocon i suoi vari solisti abituali e la sporadica partecipazione di ballerini e l'accompagnamento dell'orchestra guidata ancora una volta da Teofane Koffie conferma di essere, nel suo registro, al livello dei migliori ensemble americani del genere.
La prima guest star è Tasha Page-Lockhartuna cantante di Detroit nota soprattutto per la sua vittoria nel 2013 nel talent show gospel Domenica migliore trasmesso sul canale BET. Da allora, ha pubblicato due album e alcuni singoli e ha collaborato con Kirk Franklin e Tye Tribbett. Il suo approccio energico e senza troppe sfumature, su un repertorio tratto dalle sue stesse registrazioni, non è del tutto di mio gusto, ma incanta una stanza che non ama altro che le acrobazie vocali, ed è difficile non lasciarsi conquistare dal fervore che l'accompagna quando la attacca Nessuno tranne Gesùche ha eseguito in particolare durante il concerto del cinquantesimo anniversario di Malaco.
È ora di fare un intervallo ed è il turno Todd Dulaney per salire sul palco. Originario di Maywood, Illinois, il giovane quarantenne si è appassionato allo sport, come giocatore professionista di baseball, prima di dedicarsi al gospel sotto la guida di Smokie Norful. Dal suo debutto discografico nel 2011, ha pubblicato cinque album a suo nome – due dei quali hanno raggiunto il primo posto nelle classifiche specialistiche – e ha ottenuto alcuni successi, primo fra tutti La vittoria appartiene a Gesùriconosciuto fin dalle prime note da un pubblico di intenditori e di cui offre una versione estesa, supportata sia dalle voci del coro che da quelle degli spettatori. Più composto di Tasha Page-Lockhart – che sedeva nella sala per seguire lo spettacolo, Dulaney ha un carisma tranquillo e la sua calda presenza seduce visibilmente i suoi ascoltatori, soprattutto perché beneficia di un solido repertorio con canzoni orecchiabili come L'inno O Proverbi 3 (Tavola del tuo cuore).
Non ci sono grandi sorprese da aspettarsi Kim Burrellche partecipa all'evento per la terza volta consecutiva. La cantante, che recentemente si è scusata per le posizioni omofobe che hanno deragliato la sua carriera qualche anno fa, è stata accolta ancora una volta con entusiasmo dal pubblico. Ormai una presenza fissa nella manifestazione, propone un repertorio diverso da quello delle sue precedenti apparizioni. Se il Vittoria frenetico che apre la sua performance – titolo del suo primo album, uscito quasi 30 anni fa – non interessa molto, la sua lettura del Oh, l'anima mia ama Gesù di Kurt Carr, che non sembra aver registrato, le permette di dispiegare tutte le sue sfumature come interprete, perfettamente supportata dal coro, e scatena l'entusiasmo di un pubblico in totale empatia. Chiama il suo nomeche ha recentemente registrato come ospite su Kenny Lewis e One Voice, è stato un successo, così come il Grazie Gesù (ecco cosa ha fatto)tratto dal suo ultimo album (che risale al 2015), che chiude una performance che non fa altro che confermare lo status di Burrell come una delle più grandi voci della storia del gospel.
Nonostante una line-up meno spettacolare rispetto agli anni precedenti, il Festival Gospel di Parigi rimane un evento unico, che offre l'opportunità di ascoltare artisti estremamente rari sui nostri palchi – né Page-Lockhart né Dulaney avevano avuto finora l'opportunità di esibirsi in Francia – nel contesto appropriato, e un evento importante per gli appassionati del genere.
Testo : Federico Adriano
Foto © Aggiungi Coulibaly, Fernande Gousse et Oluwatobi Alakinde