I demoni di Angelica Liddell vengono a scuotere e risvegliare Avignone

I demoni di Angelica Liddell vengono a scuotere e risvegliare Avignone
I demoni di Angelica Liddell vengono a scuotere e risvegliare Avignone
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Questa 78esima edizione del Festival di Avignone, la seconda guidata dal nuovo direttore Tiago Rodrigues, si svolge in un’atmosfera strana e soprattutto molto preoccupata.

Strano perché eccezionalmente comincia già il 29 giugno ad Avignone, ancora molto deserta di turisti, per finire prima del solito, il 21 luglio, per lasciare ampio spazio alle Olimpiadi di Parigi.

Anche il tempo ad Avignone ha giocato brutti scherzi. Sabato sera, per l’apertura del Festival alla Corte d’Onore del Palazzo dei Papi, pesanti nubi hanno fatto temere per lei, ma, ribelle, la pioggia si è fermata poco prima dello spettacolo shock di Angelica Liddell per riprendere esattamente alla fine! Il Dio del teatro aveva ascoltato la supplica di Angelica.

Ma ad Avignone, su tutti i volti del mondo culturale riuniti per la messa solenne annuale, dominava la preoccupazione, il terribile timore che le elezioni portassero al potere il Raggruppamento Nazionale. Con tutto ciò che ciò potrebbe significare in termini di restrizioni sui sussidi alla creazione, cambiamenti di paradigma, fine di una cultura inclusiva, preferenza per il patrimonio antico e francese, spazio per l’intrattenimento e il folklore, rifiuto delle aperture verso le minoranze…

Di fronte a questa minaccia, il mondo culturale cerca di mobilitarsi. Tiago Rodrigues ha ricordato così il DNA (minacciato) del Festival: “In una società molto polarizzata, dove i discorsi vengono semplificati per essere meglio manipolati, il Festival di Avignone protegge e promuove la diversità dei discorsi e la fertile ricchezza del dissenso democratico. Offre al pubblico un’esperienza artistica collettiva che crea coesione sociale e permette il dialogo con diversi punti di vista sull’arte e sul mondo. Il Festival di Avignone è uno spazio e un tempo per risvegliare la scoperta sensibile e gioiosa della differenza; un Festival che conserva e condivide speranza e forza. In un momento cruciale per il nostro futuro collettivo, Avignone rimane fedele alle sue idee fondatrici e si dichiara un Festival popolare, democratico, repubblicano, progressista, ecologico, femminista e antirazzista.

Al momento della stesura di questo articolo non si conoscono ancora i risultati del primo turno elettorale ma Tiago Rodrigues intendeva parlarne domenica sera a mezzanotte, dopo il suo spettacolo Ecuba, non Ecuba alla cava di Boulbon.

Monologo feroce

Angelica Liddell aprirà un Festival di Avignone in “un mondo minacciato”

demone, la nuova creazione di Angelica Liddell scuote gli spettatori e incarna questa ambizione del Festival, ora minacciata. Dovremmo vederlo in Belgio, nell’autunno del 2025, come parte di Europalia-Spagna.

L’enorme palcoscenico del Palazzo dei Papi è ricoperto di rosso e gli unici accessori lungo le pareti sono i servizi igienici e le sedie per disabili!

Un Papa con le scarpe rosse viene a fare un piccolo giro, un’allusione sia a Giovanni Paolo II che a tutti i Papi che hanno vissuto in questo castello di pietra.

Angelica Liddell: Demone ©Christophe RAYNAUD DE LAGE

Poi arriva, da sola, Angelica che si lancia come le piace fare, in un feroce monologo della durata di un’ora. Questa è la sua settima partecipazione al festival di Avignone e la prima volta che occupa la Corte d’Onore. Quest’anno il Festival mette in risalto la lingua spagnola in quasi il 30% degli spettacoli.

Avignone si era già innamorato nel 2010 quando scoprì questa spagnola nata nel 1966 in Catalogna, in La casa della forza dove, già, stava urlando, sfregiandosi le ginocchia, portando sul palco un’orchestra di mariachi. Dietro l’apparente disordine, abbiamo scoperto una donna che esprimeva la sua disperazione e la disperazione del mondo di oggi con un misto di poesia e frasi come pugni. Ha portato il dolore del mondo sul palco, dentro di sé, nel profondo del proprio corpo, e ha cercato espiazione nella bellezza di un gesto artistico, anche se questo significava mettersi in pericolo.

In demone (“demone” in svedese), è completamente nuda con una camicia bianca aperta e insulta tutti tanto quanto se stessa. A volte in modo molto divertente, quando, voltando le spalle al pubblico, riprende le critiche mosse dai giornali francesi ai suoi spettacoli precedenti per prenderli in giro.

Ma attacca altrettanto il pubblico, la sua apatia e la nostra inclinazione a nascondere la nostra paura della morte.

Angelica Liddell: Demone ©Christophe RAYNAUD DE LAGE

Le sue scene a volte molto crude sono un modo di provocare? Piuttosto un modo per unirsi all’ambizione di Romeo Castellucci che ci ha detto: “Ciò che mi interessa è che la messa in scena non sia decorativa, ma diventi uno specchio oscuro per lo spettatore. Lavoro con immagini che appartengono a tutti, e faccio appello alla forza creativa dello spettatore, perché è in lui che nello spettatore si forma lo spettacolo, in lui è tutto il gioco, in lui è lo svelamento che propongo.

Angelica Liddell spiega che per lei la vera pornografia è quella dell’anima, cioè parlare di ciò che tutti vogliono nascondere sui quattro grandi temi che tratta: amore, morte, paura, arte.

inganno

Scavando in ognuno di noi, nelle nostre preoccupazioni fondamentali

Strega che dice la verità

demone è lei stessa, la demone, l’affascinante strega che sfida i divieti per toccarci al meglio. In un’intervista a Télérama, ha spiegato: “Ho il terrore della vecchiaia, del degrado, della possibile demenza”. Per lei il teatro è allora “l’altare sacro dove si grida la paura di morire, il bisogno di trascendenza oltre il quotidiano.” Per lei la bellezza è “che ti rende vulnerabile, fragile, ansia di fronte all’ignoto”.

Come nel caso di Castellucci, il teatro di Angelica Liddell è in realtà infestato dalla bellezza paradossale, ma anche dal cristianesimo e dal silenzio di Dio.

La seconda ora dello spettacolo è completamente diversa. Assistiamo a una “cerimonia” che porta al funerale di Ingmar Bergman, il regista svedese in cui ha riconosciuto un fratello che condivideva le sue preoccupazioni e i suoi demoni interiori.

Angelica Liddell: Demone ©Christophe RAYNAUD DE LAGE

Lei sottolinea demone sublimi canti religiosi, talvolta interrotti dal frastuono delle armi e delle guerre.

Una dozzina di vecchi salgono in scena e si sistemano dietro sedie disabili, altri attori corrono come per sfuggire alla morte, mentre ninfe, superbe fanciulle, si affacciano alle finestre del Palazzo e presto, nude, accompagnano i vecchi della loro tenerezza.

Il Papa non si affaccia al balcone del Palazzo ricoperto dal “tappeto rosso” di Piazza San Pietro, ma resta seduto, senza voce, nella sua poltrona. Dio non risponderà.

Questo rituale conduce alla fine dello spettacolo alla bara di Bergman, che il regista avrebbe voluto essere identica a quella di Giovanni Paolo II, accompagnata da un pezzo di violoncello suonato sul palco.

E Angelica Liddell, che sappiamo essere molto toccata dalla recente morte dei suoi due genitori, è poi rimasta sola accanto alla bara prima di andarsene e scrivere a grandi lettere sul muro della Corte d’Onore: “Lei se ne va e si spara alla testa.”

Il grido di dolore di Angelica Liddell al padre morto

La forza degli spettacoli di Angelica Liddell è scavare dentro ognuno di noi, le nostre preoccupazioni fondamentali, quelle che nascondiamo sotto il lavoro, il dovere, la vanità: cosa stiamo facendo della nostra vita? Qual è questo futuro di vecchio cacochimo e incontinente che forse ci aspetta? Perché Dio tace?

Angelica Liddell ci ha detto: “Ho sempre considerato il palco come uno spazio sacro. Un luogo dove trascendono, dove dobbiamo connettere gli esseri umani al mondo degli dei. Per me il palco mi trasforma, mi mette in uno stato di trance dove si trovano mostri intimi liberato. Dove scompare la distanza tra arte e vita, dove si rompe il patto sociale fondato sull’ipocrisia.

Absalon, Absalon

Anche Saturday è stato realizzato in FabricA, Absalon, Absalon, lo spettacolo fluviale (5 ore!) di Séverine Chavrier, regista e direttrice della Comédie de Genève. Coprodotto dal Théâtre de Liège, verrà rappresentato lì la prossima stagione. Troviamo nel suo cast, Jérôme de Falloise (da Collettivo Raoul) e il krumper di origine liegiana Hendrickx Ntela.

Absalon, Absalom di Séverine Chavrier ©Christophe RAYNAUD DE LAGE

È il liberissimo adattamento dell’omonimo romanzo di Faulkner che racconta l’ascesa e la caduta di Thomas Sutpen, una sorta di prefigurazione di Trump, con la sua violenza e la sua ricchezza costruita sulla forza brutale. Séverine Chavrier è in un continuo traboccare di immagini, musica, video, scene dai molteplici strati di significato e temporalità, con due auto su un palco ricoperto di terra, una pioggia di lattine vuote, animali vivi (serpente, tacchino, cane), per danno l’idea del Sud di Faulkner, del Mississippi e della violenza originaria degli Stati Uniti basata sullo sterminio degli indiani e sulla schiavitù.

A poco a poco tutto crollerà, minato dall’incesto, dalla difficoltà di convivere, bianchi e neri nella stessa casa. Il suono e la furia, “una riflessione sull’impatto della storia nazionale sugli individui”spiega Séverine Chavrier.

Un turbinio di sensazioni che trarrebbero vantaggio da una riduzione un po’.

Festival di Avignone fino al 21 luglio

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