Emmanuel Macron di fronte alla scelta storica dell’atteggiamento da adottare nel ballottaggio contro la RN

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A Parigi, il 15 giugno 2024, a margine della manifestazione contro l’estrema destra, in seguito al risultato delle elezioni europee e allo scioglimento dell’Assemblea nazionale. JULIEN DANIEL/MYOP PER “IL MONDO”

Nessuno ha visto la sua faccia. La sua voce si sentiva appena. Questo martedì 25 giugno, dal suo ufficio, al primo piano dell’Eliseo, il capo dello Stato organizza una conferenza telefonica con i leader del suo governo, i leader dei partiti del suo campo e alcuni fedeli, come Richard Ferrand , il ex presidente dell’Assemblea nazionale e Julien Denormandie, ex ministro dell’agricoltura.

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Il Presidente della Repubblica parla poco. Ascolta, senza rivelarsi. Tra cinque giorni si terrà il primo turno delle elezioni legislative indette dopo lo scioglimento dell’Assemblea nazionale avvenuto il 9 giugno. Una decisione presidenziale disastrosa, agli occhi della maggior parte dei partecipanti. Ma ora non è più il momento della rabbia o del lamento. Si tratta di pensare alla strategia da adottare nel secondo turno contro il Raggruppamento Nazionale (RN). L’estrema destra, che ha trionfato alle elezioni europee, non è mai sembrata così vicina al potere.

Emmanuel Macron si è sempre vantato di essere il miglior baluardo contro il partito Lepéniste, da lui battuto due volte durante le elezioni presidenziali del 2017 e del 2022. Questa volta il capo dello Stato è a corto di ossigeno, preso nella morsa tra il Nuovo Fronte Popolare (NFP) ), un’alleanza di sinistra che riunisce il Partito Socialista (PS), gli ambientalisti, i comunisti e La France insoumise (LFI), da un lato, e la RN, dall’altro. “Il macronismo è finito”, ha ferito, il 22 giugno, l’ex presidente della Repubblica François Hollande (NFP), della Corrèze dove svolge la campagna elettorale. Può ancora un blocco repubblicano istituito la sera del primo turno impedire alla RN di ottenere la maggioranza assoluta? In molti collegi elettorali, i candidati Renaissance-MoDem-Horizons potrebbero occupare la terza posizione. Dovrebbero ritirarsi dai candidati del PFN o talvolta dai candidati di Les Républicains, per evitare la vittoria dell’estrema destra?

“Tentazione pericolosa”

Alla fine della riga emerge un consenso sul “né-né”: né RN né LFI. Ma nulla è stato deciso in modo definitivo, precisa l’Eliseo, che informa la stampa sul contenuto dell’incontro e monitora le reazioni. La linea è coerente con il discorso elettorale elaborato per due settimane da Gabriel Attal sui pericoli dell’ “due estremi”. Il primo ministro fa rabbrividire gli elettori per il programma della RN e quello del PFN, dominato secondo lui dalle idee della France insoumise, e che porterebbe il paese alla bancarotta e al caos. L’equivalenza tracciata tra RN e LFI riflette il sentimento di una parte dell’opinione pubblica, che ha paura tanto del leader “ribelle”, Jean-Luc Mélenchon, quanto del leader dell’estrema destra, Jordan Bardella.

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