“Identifichi due nemici, Monoblet e i migranti!” : due giovani Gardois condannati dopo un’epopea notturna scandita da colpi di pistola

“Identifichi due nemici, Monoblet e i migranti!” : due giovani Gardois condannati dopo un’epopea notturna scandita da colpi di pistola
“Identifichi due nemici, Monoblet e i migranti!” : due giovani Gardois condannati dopo un’epopea notturna scandita da colpi di pistola
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Due amici d’infanzia sono stati processati ad Alès, questo giovedì 27 giugno, dopo una serie di sparatorie, quattro mesi fa, contro un centro di accoglienza per minori non accompagnati e un edificio ad Anduze, nonché un bar di un piccolo villaggio. Sentendo le loro spiegazioni, il pubblico ministero ha dichiarato: “Mi cadono le braccia!”

Ne parla il pubblico ministero di Alès, Abdelkrim Grini“una serietà preoccupante, perfino sconcertante. Fatti di angosciante stupidità.” L’avevano persino fatto “ha suscitato grande scalpore” et “crea preoccupazione”. Di fronte a lui, nel palco degli imputati del tribunale penale, si trovano questo giovedì, 27 giugno, Yanis e Arthur, due amici d’infanzia di 19 anni, arrestati il ​​giorno prima e rilasciati la mattina dalla custodia della polizia. Nella notte tra il 18 e il 19 febbraio, con due fucili, hanno sparato più volte: in direzione di un bar, a Monoblet, anche di un edificio ad Anduze, dove sono ospitati migranti e minorenni accompagnati. In apertura del processo, la presidente Julia Salery sottolinea subito il “indagine molto bella” gendarmi delle brigate di ricerca Vigan e Alès che sono riusciti, con pochissime informazioni, a identificare i sospettati, che hanno ammesso i fatti non appena sono stati arrestati.

Armi ritrovate a Saint-Félix-de-Pallières

A sentire i due, ciò di cui sono accusati è avvenuto al termine di una serata di ubriachezza da Yanis, con armi che sarebbero state ritrovate sul pavimento della miniera di Saint-Félix-de-Pallières. Fatti davvero epici! Yanis ha voluto mostrare all’amico come funziona un’arma e ha sparato, ad altezza d’uomo, verso l’atrio, rompendo la finestra. Vengono poi sparati tre colpi dai due giovani, che erano a bordo di un’auto, diretti verso un bar di Monoblet. Una cittadina dove l’estate precedente, durante una festa, Yanis sarebbe stato vittima di violenza! E poi, di nuovo ad Anduze, è Arthur, questa volta, a sparare tre volte contro una casa occupata da migranti. Perché uno di loro, secondo l’imputato, avrebbe aggredito sessualmente la sua fidanzata e non sarebbe stato punito abbastanza severamente dai tribunali. Si è trattato infatti di un insulto sessista, ha chiarito il presidente, e il migrante il cui alloggio è stato preso di mira non c’entra nulla con questa vicenda.

Un imputato singhiozza, la corte si irrita

Intervistato per la prima volta, Yanis singhiozza: “Non volevamo ferire; non volevamo toccare nessuno.” “Non posso credere !”, si arrabbia Julia Salery. Ma questo giovane persiste“volevamo solo degradare”. Una posizione che anche Arthur difende: “È stato un disastro totale […] In quel momento non me ne resi conto.” Segnalato per la sparatoria nel centro di accoglienza migranti, assicura quest’ultimo “Questo non è in alcun modo un atto razzista”che voleva e basta “intimidire”. Il presidente non molla nulla, denuncia “una sorta di giustificazione”. “Identifichi due nemici, Monoblet e i migranti!”nota. “Secondo il tuo ragionamento, non importa. Usciamo e facciamo del male.”

Bracciale elettronico o mandato di deposito?

“Mi stanno cadendo le braccia!”, equilibra Abdelkrim Grini, dopo aver ascoltato le spiegazioni degli imputati. Per loro richiederà due anni di carcere, uno dei quali sarà sospeso con la libertà vigilata. Yanis poi scoppia in lacrime. Considerata la personalità di questi due giovani, sconosciuti e quasi sconosciuti alla giustizia, richiede un braccialetto elettronico per parte ferma, prima di affermare: “Altrimenti, mandato di rinvio a giudizio…”

“A 19 anni sei ancora un bambino grande”

“Ci sono coppie di schiaffi che si perdono”attacca Me Florence Mendez, l’avvocato di Yanis. “A 19 anni sei ancora un ragazzino. A 19 anni sei ancora un bambino grande e fai ancora qualsiasi cosa.” Me Anaïs Farget, che difende Arthur, si dice “mosso” di fronte alla gravità dell’accusa. L’avvocato si rammarica di ciò che ha vissuto la sua cliente dopo l’aggressione alla sua amica, “una giovane donna distrutta, che aveva paura di perdere, che si suicidasse”, non è stato preso in considerazione. Spiega che secondo lui l’ammenda inflitta all’autore non era sufficiente: “È importante parlare della profondità della rabbia e delle emozioni per capire…”

Per i due imputati si chiede la liberazione

I due avvocati chiedono congiuntamente l’assoluzione, perché, a loro avviso, in questo caso di violenza con armi non sussistono elementi intenzionali. “Siamo qui per fare legge, non per fare moralità”insistette Me Farget.

Cosa decideranno alla fine i magistrati?

L’assoluzione parziale è stata ottenuta per la sparatoria contro l’edificio situato di fronte all’abitazione di Yanis, non per il resto. Alla fine i due amici hanno ricevuto la sentenza sperata dall’accusa. Con un braccialetto elettronico. Gli imputati capiscono che non andranno in detenzione. Emisero un sospiro di sollievo mentre si aggrappavano alla panca.

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