“Il comunicato stampa dei vescovi fa parte del rifiuto del liberalismo”

“Il comunicato stampa dei vescovi fa parte del rifiuto del liberalismo”
“Il comunicato stampa dei vescovi fa parte del rifiuto del liberalismo”
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Pertanto, il Consiglio permanente della Conferenza episcopale di Francia sembra essersi accontentato del minimo indispensabile, proponendo in occasione delle elezioni legislative solo una preghiera e non una dichiarazione di presa di posizione esplicita sui temi e sulle proposte dei partiti. Certamente possiamo considerarlo supplicare i santi patroni di Francia di farcela “una terra di libertà, giustizia, fraternità e all’altezza del suo ruolo nella storia” è un modo per svalutare con discrezione alcune opzioni: guardare a destra, dietro, laggiù… Ma c’è da meravigliarsi che il disaccordo sia così eufemizzato?

Perché i vescovi non hanno scelta: devono trarre le conseguenze del cambiamento di equilibri in atto all’interno dell’elettorato cattolico. Dal momento che tra i cattolici votanti, e anche tra i cattolici praticanti, il che è una novità, sono in testa partiti nazionalisti e non partiti conservatori o centristi, diventa molto complicato prendere posizioni nette. La situazione episcopale è già abbastanza difficile, tra la parziale perdita di credibilità legata al trattamento più o meno efficace delle questioni di violenza sessuale, la riduzione accelerata del personale, il calo del numero dei fedeli e la tendenza alla riduzione delle risorse, per non voler aggiungere un problema agli altri.

Inviti alla preghiera

In breve, per riprendere Michel Audiard, “Quando la protezione dei bambini (si presuppone il rapporto Ciase) coincide con la crisi del personale (lo svuotamento del corpo sacerdotale)dobbiamo capire di più, dobbiamo pregare». Anche l’azione: i vescovi invitano alla preghiera. In ogni caso non mangia il pane e non è stato ancora dimostrato che faccia del male a nessuno. Il Consiglio Permanente si comporterà dunque come Lacordaire all’Assemblea Costituente del 1848, scegliendo ” il soffitto ” piuttosto che destra o sinistra.

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Essere al soffitto, però, non è poi così insignificante, e non significa che i vescovi siano politicamente incapaci quanto il restauratore dell’ordine dei predicatori in Francia (che si è dimesso dopo quattordici giorni dal suo mandato). Il tetto episcopale infatti è sempre stato politico, come quello dei papi, e il sottotesto politico delle loro dichiarazioni è spesso abbastanza facilmente comprensibile.

E in effetti qui è proprio così. Perché poche elezioni hanno suscitato inviti alla preghiera piuttosto che comunicati stampa, e questo non è dovuto solo a cambiamenti nel voto cattolico. Va notato che il comunicato stampa del Consiglio Permanente giudica molto duramente la situazione in Francia. Nessuno viene risparmiato: il presidente disciolto, i politici responsabili di parte della situazione, i cittadini incapaci di incolpare i propri leader qualunque cosa vogliano. La messa in discussione arriva fino alla strutturazione stessa della società, mettendo in discussione il primato della razionalità economica e delle disaffiliazioni sociali.

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E quello che non vedevamo da tempo, finalmente, emerge “la cancellazione di Dio nella coscienza comune”. Nella cauda venenum : verrebbe da credere di leggere Leone XIII nella sua forma migliore, o tutto il Pio dei secoli XIX e XX, dal numero VI al numero XII, senza dimenticare Leone XII, Gregorio XVI e Benedetto XV, che non cessarono mai di martellare sotto tutte le forme in cui l’occultazione o la negazione sociale e istituzionale di Dio porta a disgrazie collettive e individuali.

Ritorno dell’intransigenza

C’è qui una forma di ritorno dell’intransigenza (questa contestazione del liberalismo politico, filosofico, economico, culturale, ecc.), e nella sua sfumatura decadentista, che non possiamo non notare, se non altro perché conduce alla più o meno esplicita paura che la frammentazione della nazione dia origine alla violenza fisica e perfino alla guerra civile.

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Ma bisogna precisare che questa sarebbe una novità assoluta. In effetti, il Consiglio Permanente della CEF sviluppa questa musica critica e preoccupante dal 2016. Senza dubbio abbiamo dimenticato, la dichiarazione “2017, anno elettorale: qualche spunto di riflessione” e la lunga riflessione “In un mondo che cambia, riscoprire il senso della politica” furono altrettanto severi nei confronti degli sviluppi francesi.

Senza che il tono fosse apocalittico, vendicativo, vituperoso, vaticinante o incisivo, le analisi erano infatti acide e disincantate. Il comunicato stampa del 20 giugno li riassume solo bruscamente, considerando che sostanzialmente non è cambiato nulla, il che è in realtà un modo implicito di giudicare in modo piuttosto negativo i risultati dell’esercizio del potere macroniano.

Primato dello spirituale

Dietro l’ellittico invito alla preghiera si nasconde quindi una messa in discussione di chi detiene il potere, e in definitiva un modo di abbandonare la politica moderna a se stessa, ai suoi compromessi, alle sue incapacità, alla sua violenza, alla meschinità delle sue questioni alla luce della speranza escatologica. Tutto si fa in nome della politica, di cui la Chiesa ancora una volta si presenta come la migliore garante: il servizio del bene comune, l’amicizia sociale si contrappongono qui alla politica, come nel 2016, e sempre in nome della “la speranza del regno di Dio”.

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È quindi molto intransigente questo comunicato stampa, che rivendica con discrezione ma chiarezza il primato dello spirituale. C’è indubbiamente qui una vera novità: la conferma di un’inflessione vecchia almeno di sette anni – l’età della ragione… -, che mostra come il confronto con la modernità liberale, crescente dopo la caduta dell’URSS, si faccia sempre più forte. più esplicitamente la logica di fondo della Chiesa istituzionale in Francia – per i fedeli, questa è un’altra questione: ma non è affatto una novità.

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