Operazione “Collège Mort” al Collège Montchapet di Digione: una mobilitazione contro una riforma ingiusta

Operazione “Collège Mort” al Collège Montchapet di Digione: una mobilitazione contro una riforma ingiusta
Operazione “Collège Mort” al Collège Montchapet di Digione: una mobilitazione contro una riforma ingiusta
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Mercoledì 26 giugno, il collegio Montchapet di Digione è stato teatro di una grande mobilitazione contro una riforma educativa ritenuta ingiusta. Si è svolta un’operazione “College Death”, accompagnata da una manifestazione alle 9:50. Gli organizzatori hanno invitato i genitori a non mandare i propri figli in classe quel giorno per protestare contro questa riforma e la chiusura di una classe di 6a elementare, informazione ricevuta lo stesso giorno.

Insegnanti e genitori denunciano una riforma che, secondo loro, sarebbe dannosa per il benessere degli studenti. Istituendo gruppi di livello per gli studenti del 6° e 5° anno e riducendo le risorse destinate agli istituti, la riforma va contro i principi di un’istruzione equa e di qualità. Gli studi dimostrano che l’eterogeneità delle classi, con numeri ridotti, favorisce il progresso di tutti gli studenti. D’altro canto, gruppi di livello e classi sovraffollate aggravano le disuguaglianze e aumentano il rischio di abbandono scolastico.

La creazione di gruppi di livello rischia di dividere gli studenti tra “buoni” e “cattivi”, il che nuoce all’emulazione e alla coesione di classe. Al 6° anno, un importante periodo di transizione, questa separazione può essere particolarmente distruttiva per gli studenti che si stanno adattando a un nuovo ambiente scolastico.

Al Collège Montchapet è prevista una dotazione aggiuntiva di sole 13 ore per la costituzione dei gruppi di livello, a causa della chiusura di una classe di 6a elementare. Questa dotazione è considerata insufficiente e rende ancora più complessa l’organizzazione didattica, costringendo i docenti a gestire classi con numeri sbilanciati.

Le giustificazioni addotte per la riduzione delle risorse, basate su un alto indice di posizione sociale (SPI) e risultati accademici considerati troppo buoni, sono fortemente contestate. Questi criteri non dovrebbero essere usati come pretesto per ridurre le risorse educative. La chiusura delle classi consente di allocare 13 ore per gruppi di livello, mentre senza questa chiusura l’attuazione della riforma avrebbe dovuto essere portata avanti con risorse costanti.

Conseguenze per gli studenti

La chiusura di una classe e la creazione di gruppi a livello aggrava le difficoltà degli studenti più vulnerabili, stigmatizzandoli ancora di più. L’anno prossimo gli alunni della 6a elementare saranno in media 26 per classe, un numero troppo alto per garantire una didattica di qualità.

Riforma “scontro di saperi” e disuguaglianze

La riforma dello “Scontro dei saperi”, rafforzata dall’aumento del numero degli iscritti al 6° anno, infrange il principio delle pari opportunità a scuola. Degrada il monitoraggio degli studenti, complica gli orari e indebolisce la struttura e la coesione delle classi. Stigmatizzerà gli studenti più vulnerabili, portando a una perdita di fiducia e allo scoraggiamento. Inoltre, distoglie risorse da altre misure essenziali come duplicazioni, opzioni e progetti educativi, subordinando l’accesso al 2° anno all’ottenimento del DNB.

Rabbia generale

Cresce la rabbia nelle università contro questa riforma e la chiusura delle classi. Recentemente, si sono svolte mobilitazioni in diverse scuole: il 29 maggio, il 97% degli studenti era assente al collegio di Lentillères, il 92% a Brazey-en-Plaine, il 99,5% in due collegi del Doubs, e il 19 giugno il 95% degli studenti era assente. a Brochon e più dell’80% a Carnot. Queste azioni mostrano la determinazione di genitori e insegnanti nel difendere il futuro dei nostri figli.

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