È una sorpresa molto bella, e un vero shock: perché oggi pochi conoscono Paula Padani, sublime ballerina degli anni '30 e '50, tranne i missionari di un'arte dimenticata che hanno organizzato questa mostra come nessun altro. Infatti, quando entriamo nel sobrio seminterrato che sembra un rifugio antiatomico del MahJ, e sappiamo che l'artista evidenziato era una di quelle personalità vituperate dalla ferocia e dalla stupidità dei nazisti, ci aspettano immagini cupe, come quelle di Mary Wigman, faro della danza tedesca degli anni Trenta, e di cui Padani fu allievo. E invece no, è uno scoppio di risate, un salto giubilante, un inarcamento estatico, una corsa verso l'infinito, la gioia, l'amore per il mondo, offerto da foto ammirevoli e altri documenti tra cui sua figlia, Gabrielle Gottlieb de Gall, che ha conservato tutti questi archivi, oggi fa una donazione al MahJ.
© Alfons Himmelreich
Dall'ombra emerge una magnifica creatura
Eppure la storia è oscura, segnata dai drammi del XX secolo: una famiglia polacca in fuga dai pogrom, si stabilisce ad Amburgo, poi la sciabola di Hitler che cade sugli ebrei, la privazione dei diritti civili e, fortunatamente per la ballerina ventiduenne, l'esilio a paesi più sani, come la Svizzera. Poi fu l'arrivo alle origini del suo popolo, nella Palestina mandataria, divenuta Israele nel 48, dove si esibì instancabilmente nei teatri e nei kibbutz nonostante la violenza della guerra locale, infine l'insediamento a Parigi dove si stabilì con il marito. , l'artista visivo austriaco Michael Gottlieb, e aprì una scuola prima di morire nel 2001, all'età di 80 anni.
È la passione vigile di Laure Guilbert, curatrice della mostra insieme a Nicolas Feuillie, il suo instancabile desiderio di far rivivere questi movimenti, questi artisti forti che hanno saputo fuggire in tempo, quando non furono distrutti, e di cui lei rintraccia le tracce minime tracce nel mondo, che ha saputo dare la possibilità a questa fioritura di bellezze: linguaggi diversi dai codici classici, che suscitavano in Europa gli animi innamorati della libertà gestuale, dell'espressione muta da una necessità interiore. Con rigore esemplare, con la pazienza meticolosa di un'archeologa che raccoglie le innumerevoli briciole di un puzzle sparpagliato, Laure Guilbert, accademica responsabile di numerose missioni di ricerca che porta avanti costantemente, è in particolare autrice di una somma unica nel suo genere, Ballando con il Terzo Reich, ballerini moderni sotto il nazismo. Ricordiamo anche che è stata per un certo periodo direttrice editoriale delle pubblicazioni di danza all'interno dell'Opera di Parigi. E la sua azione si è arricchita con la creazione dell'Associazione Ricercatori della Danza.
Immagini schizzate e salutari di speranza
Grazie a lei, officiante in sintonia con la figlia di Paula Padani, Gabrielle Gottlieb de Gail, donatrice di questo prezioso fondo, ecco emergere dall'ombra una creatura magnifica, il cui fremito dell'intero essere, la frenesia giubilante della danza, la forza dell'anima , catturate dai più grandi fotografi del suo tempo, che la seguirono soprattutto a Tel Aviv per seguirla, irrompono nei nostri occhi: illuminano di superba resilienza in anni più che bui e portano un messaggio di eterno rinnovamento.
Certo, la Padani non dovette sopportare i lager, e se la cavò, ma il segno dovette essere forte, quando, tornata in Germania, vi danzò nel dopoguerra davanti a 140.000 profughi, insediati nei campi della zona di Occupazione americana. Dopo aver ritrovato nel suo paese d'origine una cultura mediterranea che non era la sua ma che l'ha toccata nel profondo. Che le sue pose siano orientalizzanti o espressioniste (al limite), che voli davanti alla Torre Eiffel o su una riva, sono immagini schizzinose e salutari di speranza. Ricordiamo poi l'ultimo verso che Musset scrisse per Victor Hugo, ricordando “che l'anima è immortale e che ieri è domani”. Certamente il movimento è fugace, ma questa mostra ne coglie l’essenza.
Jacqueline Thuilleux