Dove va il Belgio dopo un Euro fallito e una Nations League che non è servita a nulla? Al momento è difficile saperlo.
I Red Devils hanno avviato un ricambio generazionale, cosa non facile. Inizialmente Domenico Tedesco affronta la svolta con una certa brillantezza, ottenendo vittorie importanti, in particolare contro la Germania.
Le prime preoccupazioni
Ma presto sono emerse le prime preoccupazioni, in particolare quando Thibaut Courtois ha sbattuto la porta della Nazionale per un problema alla fascia. Ed è proprio qui che sta il problema, a bordo non sembra esserci più un capitano.
In campo si è passati da un rassegnato Kevin De Bruyne che gridava ad un altrettanto rassegnato Romelu Lukaku che ha provato ad incoraggiare i compagni invitandoli a reagire dopo il gol subito in avvio di gara contro l’Italia.
La fuga dei capitani
In panchina non c’è più capitano che in campo. Domenico Tedesco continua a moltiplicare le composizioni, adattandosi costantemente all’avversario e senza dare una direzione precisa al suo gruppo, che non può quindi imporre nulla agli avversari e che non fa altro che reagire.
E poi anche in federazione sembra che non dovremmo cercare un capitano. Tra lotte di potere, partenze più o meno forzate e dispersione dei compiti, è difficile vedere chiaramente.
Quando c’era Roberto Martinez aveva diversi ruoli e ha colto l’occasione per provare a unirsi, andando a incontrare tutti i club belgi e mobilitando tutte le forze per muoversi nella stessa direzione.
Di certo lo spagnolo non ha mai rilasciato un’intervista in una delle lingue nazionali ma sembrava aver capito la logica del compromesso belga, quello che mette da parte anche gli argomenti fastidiosi per concentrarsi su ciò che funziona.
Senza capitani di diverso livello, difficilmente il Belgio si muoverà nella giusta direzione, sia che si cambino giocatori, allenatore o dirigenti. Più che mai l’unione deve fare la forza e ognuno deve cercare di mettere il più possibile da parte il proprio ego.
-Nicola B.